Un mese fa la morte di Gianni Mazzei, 55enne di Fuscaldo – noto per essere il fondatore e direttore della banda musicale “San Giacomo” –  colto da malore mentre era a passeggio per le vie del paese affacciato sul Tirreno cosentino, soccorso una prima volta dal personale di un’ambulanza senza medico (giunta a 45 minuti dalla chiamata al 118) e successivamente dichiarato deceduto dalla seconda equipe arrivata sul posto - insieme all’elisoccorso - dopo circa un’ora e mezza. Ora i familiari dell’uomo hanno sporto formale denuncia in Procura, con l’intenzione di fare chiarezza su tutte le circostanze e le anomalie che hanno caratterizzato la gestione di un’emergenza tramutatasi in tragedia, che ha privato due bambini del loro papà, lasciando un’intera comunità nel dramma riguardo la reale efficienza di una sanità territoriale che stenta a raggiungere gli standard minimi per poter garantire il diritto alla salute di ogni cittadino.

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Assistiti dall’avvocato Ennio Abonante, i congiunti di Gianni Mazzei hanno raccontato ai magistrati l’esperienza vissuta in un caldo pomeriggio domenicale d’agosto, incontrando grande comprensione da parte degli inquirenti che, celermente, hanno già dato avvio all’audizione dei tanti testimoni che per circa tre ore hanno assistito all’intera procedura dei soccorsi, conclusi – purtroppo – con la morte del malcapitato.

«Senza alcuna vena polemica – ha fatto sapere il legale della famiglia – vorrei anche informare il commissario alla sanità e presidente della Regione, che in quella stessa Calabria meravigliosa, decantata su tutti i mezzi di comunicazione, purtroppo, si continua a morire di malasanità. Oltre alle bellezze naturali, dovrebbe garantire servizi efficienti e, soprattutto, il diritto alla salute, perché ritengo che nessuno vorrebbe correre il rischio di perdere la vita a causa di servizi che non funzionano come dovrebbero e contestualmente con un ente che invece di destinare risorse a quel settore, finanzia spettacoli e sagre di ogni genere, sperperando milioni di euro».

«Il maestro Gianni Mazzei – prosegue la denuncia pubblica dell’avvocato Abonante –  è, infatti, prematuramente scomparso per un malore in un caldo pomeriggio di agosto, mentre si apprestava a dirigere i ragazzi della sua banda musicale. Nonostante la tempestiva richiesta di soccorso e l'attribuzione del codice rosso, l'ambulanza è giunta in colpevole ritardo dopo 46 minuti e senza medico ed infermiere a bordo, per cui nei momenti topici sono mancate le adeguate cure, perché chi è giunto sul posto ha potuto solo dare il cambio alla signora Sonia, moglie di Gianni, che sin dal primo momento, amorevolmente, aveva iniziato, in prima persona, a praticare le manovre rianimatorie. Prima che giungesse l'elisoccorso ed una ambulanza, proveniente da Amantea, è trascorsa quasi un'ora e, di conseguenza il soccorso è stato inutile perché il paziente, cinque minuti prima delle diciannove, è spirato. Dopo avere valutato gli elementi in nostro possesso, insieme ai familiari, siamo convinti che deve essere fatta piena luce sull'accaduto, visto che sono tanti i lati oscuri ed è verosimile che non sia stato fatto tutto il possibile per salvarlo».

«Il tragico epilogo – è l’affondo del patrocinatore della famiglia Mazzei – è frutto di una serie di errori ed omissioni, in assenza dei quali poteva essere salvato. Nelle patologie cardiache, il ritardo nei soccorsi fa la differenza, ed infatti sono definite patologie tempo dipendenti; l'utilizzo dell'ambulanza non medicalizzata in un paziente in codice rosso, poi, oltre a non essere contemplato nelle linee guida e nei protocolli, è di una gravità inaudita ed è ingiustificabile, perché chi ha assunto quella decisione era consapevole che quel mezzo non era adeguato al caso clinico ed è stata una scelta scellerata, in quanto dal momento del malore a quello del decesso è trascorsa un'ora e mezza e, quindi, c'era tutto il tempo, se i soccorsi fossero stati adeguati e tempestivi, per intervenire e salvargli la vita. Le domande ed i dubbi sono tanti: perché nonostante sia stato attribuito il codice rosso, non è stato disposto, immediatamente, né l'invio dell'elisoccorso né di una ambulanza medicalizzata? Fuscaldo, è perfettamente baricentrico, per cui l'elisoccorso, da Fuscaldo, in circa cinque minuti avrebbe potuto raggiungere l'Ospedale di Paola, quello di Cetraro, ovvero il Tirrenia Hospital di Belvedere, che è dotato di servizio di emodinamica, in dieci minuti l'ospedale HUB di Cosenza ed in ultima ipotesi, in quindici minuti, anche il Policlinico di Germaneto. Trasferimento che poteva essere eseguito anche, direttamente, con la stessa ambulanza, vista la vicinanza di Fuscaldo ai due nosocomi ed alla clinica, sempre che, però, fosse intervenuta nei tempi previsti dai protocolli e non dopo un'ora».

Infine i quesiti più opprimenti, dubbi che stanno consumando i familiari e che la magistratura è adesso chiamata a sciogliere: «Perché l'ambulanza è stata inviata da Amantea – è l’affondo dell’avvocato – che dista oltre quaranta chilometri, mentre a sud ed a nord di Fuscaldo esistono tre postazioni di emergenza, rispettivamente presso l'Ospedale di Paola, di Cetraro e presso il Tirrenia Hospital di Belvedere Marittimo, molto più vicine? I familiari hanno il diritto di sapere se Gianni, che era un giovane di 54 anni, perfettamente sano, in quanto appena quindici giorni prima aveva effettuato alcuni accertamenti, tra cui un ECG in vista di un intervento oculistico, tutti nella norma, è deceduto per una causa imponderabile, oppure per un errore umano; se ha ricevuto o meno le cure di cui aveva diritto e che avrebbe dovuto ricevere, se è stato soccorso in maniera e nei tempi adeguati, se è stato fatto tutto quello che era possibile fare per salvarlo e se gli è stato garantito il diritto alla salute».

Malgrado il tempo trascorso, Fuscaldo continua a testimoniare vicinanza e affetto alla famiglia, prova ne è stata la grande partecipazione alla cerimonia per il trigesimo svoltasi due giorni fa nella chiesa del paese.