A nove anni dalla morte un’intuizione potrebbe riaccendere i riflettori sul caso di Madalina Pavlov.  La giovane romena oggi avrebbe trent’anni, un traguardo mai raggiunto, perché proprio la sera del 21 settembre 2012, il suo corpo fu rinvenuto esanime ai piedi di un palazzo in via Buozzi a Reggio Calabria. Da un lato si attendono gli sviluppi giudiziari della vicenda.

«Purtroppo sono anni in attesa di risposte – afferma l’avvocato Giuseppe Gentile, del Foro di Reggio Calabria per la mamma, Agafia Cutulencu (insieme all’avvocato Antonio La Scala, per il padre Ionel Pavlov) –  il procedimento che ha visto la richiesta di archiviazione da parte della Procura ha ottenuto un ribaltamento con l’opposizione all’archiviazione che ha portato alla riapertura dell’indagine due anni fa. Ad oggi non abbiamo ancora ottenuto risposte nè su eventuale archiviazione, nè di apertura dell’inchiesta.

Abbiamo presentato un sollecito affinchè finalmente si possano avere risposte. L’importante per me e per l’avvocato Antonio Lascala è importante che arrivi il fascicolo. In caso di archiviazione eventuale potremmo analizzare gli aspetti non ben attenzionati dalla procura o con una richiesta di rinvio a giudizio, di prosecuzione delle indagini potremmo avere una conclusione positiva dell’inchiesta».

Ma l’avvocato Gentile ha un asso nella manica, tutto da giocare. Una richiesta del legale e del consulente tecnico Raimondo Tripodi, indicato dalla difesa per analizzare gli atti di indagine,  potrebbe aprire alla soluzione del complicato rebus su una morte al momento senza spiegazioni.

«Si tratta di una intuizione che, se giocata bene, potrà portare ad una conclusione dell’inchiesta immediata. Cercheremo di rendere pubblico il dato da cui partire, un dato che non conoscono al momento nè il gip, nè la procura. Tra un paio di giorni depositerò la richiesta per ottenere la chiave che porterà a delle risposte anche ai familiari di Madalina ed ottenere giustizia».