L’Asp di Reggio Calabria, dopo la denuncia del medico di base di Villa San Giovanni, ha raccolto le informazioni necessarie a ricostruire quanto accaduto la notte del 28 ottobre. Acquisite registrazioni, ora al vaglio della Procura che valuterà la sussistenza o meno di fatti di rilevanza penale.

Il commissario dell’Asp reggina Gianluigi Scaffidi ci spiega come sono andate le cose, proprio secondo la ricostruzione fatta attraverso le registrazioni acquisite dalla centrale operativa. «Abbiamo fatto un audit con tutti gli interessati al caso. Questa è una procedura riservata che non serve a fare delle indagini su cosa è successo. L’indagine portata avanti dall’azienda è fatta su documenti, non su considerazioni, racconti o testimonianze che possono essere più o meno precise. Le registrazioni del 118 non possono essere equivocate. Il tempo che è trascorso dalla chiamata dei familiari all’arrivo dell’ambulanza sul posto è di 20 minuti di cui 14 di percorrenza e qualche minuto si è perso perché è stato difficile trovare l’abitazione. Altre ricostruzioni, alla luce dei dati acquisiti rappresentano un falso. Quando si sbaglia ammetto lo sbaglio ma se non è così non va gettato fango su chi lavora con tante difficoltà».

Da Villa San Giovanni alle 2 di notte è partita la chiamata dei familiari al 118 che, passando il telefono al medico di base intervenuto sul posto, ha dato indicazioni sulle condizioni della donna allertando i soccorsi. Come accade di frequente, da Villa le chiamate agganciano il centralino della Sicilia ma la chiamata nell’arco di pochi minuti è stata inoltrata a Reggio che ha inviato il mezzo presente a Scilla. Il tempo dall’attivazione all’arrivo del mezzo sul posto è, secondo la ricostruzione, poco più di 20 minuti.

«Nessuno ha mai negato che il servizio sia perfettibile ed è da migliorare e noi ci stiamo provando. Appena ci siamo insediati abbiamo promosso un concorso per 18 medici per il 118 da collocare nelle ambulanze ed è in corso. Mi domando cosa è stato fatto dalle amministrazioni precedenti. Questa emergenza non riguarda solo Reggio ma tutto il 118 calabrese. La paura è che con questo clima di denigrazione nessuno si presenterà perché a rischiare anche denunce penali ci penseranno e preferiranno andare a fare un lavoro più tranquillo».