Morta di parto, clima teso durante l’ispezione ministeriale a Cetraro

VIDEO | Dopo il sopralluogo della task force regionale, oggi è stata la volta degli ispettori inviati dal ministro della Salute Giulia Grillo. In giornata è arrivato anche l'appello delle società scientifiche di ginecologia: «Verificare in fretta i requisiti di sicurezza del Reparto»

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di Francesca  Lagatta
24 luglio 2019
17:44
L’arrivo degli ispettori, che sono stati ricevuti da Gianfranco Scareplli
L’arrivo degli ispettori, che sono stati ricevuti da Gianfranco Scareplli

All'ospedale di Cetraro l'aria è tesa. Dopo la morte della giovane Santina Adamo, sembra essere scoppiato un vaso di Pandora. In meno di una settimana, per la morte della donna devastata da una emorragia massiva, si è attivata la procura di Paola, il Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria e il Ministero della Salute. Infatti, dopo gli annunci dei giorni scorsi da parte del ministro Giulia Grillo, questa mattina gli ispettori ministeriali sono giunti all'ospedale cetrarese poco dopo le 12:30. Ad attenderli, c'era anche Gianfranco Scarpelli, direttore Dipartimento Materno-infantile interaziendale (sia per l'Azienda Ospedaliera che per l'Azienda Sanitaria Provinciale) di Cosenza. Né il direttore Scarpelli né i componenti della commissione, che si sono rapportati con la direzione sanitaria e alcuni referenti della Regione, hanno voluto rilasciare dichiarazioni.

Un compito arduo

Così come i colleghi regionali del Risk Management intervenuti lunedì scorso, gli ispettori giunti nel nosocomio in data odierna dovranno fare luce sul decesso della donna originaria di Rota Greca. La 36enne, lo ricordiamo, all'alba del 17 luglio scorso ha perso la vita due ore dopo il parto a seguito di una emorragia massiva, un condizione clinica acuta che, come nel caso della giovane insegnante di danza, può risultare fatale. Gli esperti dovranno valutare se il decesso si sarebbe potuto evitare e, nel caso, individuare le eventuali responsabilità personali ed organizzative. Per la vicenda, attualmente, risultano indagate sei persone, tre ginecologi, due rianimatori e un'ostetrica che, in varie fasi, quella notte tennero in cura la giovane in sala operatoria nei concitati minuti prima della tragedia.


Le sacche di sangue

Secondo quanto emerso da alcuni documenti, il decesso potrebbe essere dipeso dalla mancanza di ulteriori sacche di sangue all'ospedale Iannelli, che per legge dovevano esserci, oltre all'unica presente nel nosocomio e prontamente somministrata alla paziente. Chi avrebbe dovuto vigilare? La richiesta in regime di "urgenza" anziché di "emergenza" di altre sacche di sangue al centro trasfusionale più vicino, che si trova all'ospedale di Paola, ha cambiato il corso delle cose o Santina sarebbe morta ugualmente? In ultimo, al momento della richiesta, le condizioni di Santina richiedevano davvero un intervento di urgenza, che prevede le prove pre trasfusionali, o di emergenza, che avrebbe fatto risparmiare 26 minuti nella consegna della sostanza ematica? A queste e molte altre domande dovranno cercare di dare una risposta i tecnici finora intervenuti.

Reparto a rischio chiusura?

Dopo la morte di Santina è tornato prepotentemente in auge un altro aspetto, ossia la paventata chiusura del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Cetraro, che però con i fatti recenti avrebbe poco a che fare. Il problema era già sorto ad aprile scorso, quando il Corriere della Sera aveva lanciato l'allarme sui reparti italiani di Ostetricia: «Su 442 reparti - si leggeva sul quotidiano di via Solferino - 84 non raggiungono il minimo di 500 nascite, considerato la soglia per un parto in sicurezza in caso di complicazioni». Tra questi, appunto, anche l'ospedale Iannelli di Cetraro, che già dal 2017 ha visto calare le nascite sotto la soglia minima di legge: 468 nel 2017, 405 nel 2018. Ed ora ai soldati del ministro Grillo toccherà anche quest'altro compito, valutare i requisiti del reparto e capire se, come successo finora, sarà possibile concedere una deroga o se l'unica sala parto di un ospedale pubblico del Tirreno cosentino, una striscia di terra di 100 chilometri, dovrà chiudere i battenti.

L'appello delle società scientifiche di ginecologia

A spingere verso una verifica dei requisiti di sicurezza del reparto cetrarese, in queste arriva anche un appello di Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) e Aogoi (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani), che si rivolgono direttamente al ministro della Salute e ai principali esponenti della sanità calabrese: «I recenti fatti di cronaca avvenuti nell’ospedale di Cetraro, pongono la necessità di una verifica, da parte delle autorità competenti, dell’adeguatezza delle cure e delle prestazioni che il Servizio sanitario regionale è in grado di offrire per garantire la sicurezza del percorso di nascita, a tutela delle donne e dei neonati».

 

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