Il senatore pentastellato commenta duramente le dichiarazioni di Roberto Occhiuto: «Il mio operato è trasparente»
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«Il mio operato è trasparente, sfido a dimostrare il contrario in tribunale». Lo dice il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, replicando alle affermazioni fatte durante la conferenza stampa organizzata dal deputato Roberto Occhiuto, dalla vicepresidente della commissione Jole Santelli e dal parlamentare Giorgio Mulè, di Forza Italia.
«Roberto Occhiuto, fratello del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto indagato per bancarotta fraudolenta e per corruzione, che mi accusa di andare sempre in Procura è già di per sé una notizia. Se poi a dirigere la conferenza stampa è Giorgio Mulè che dialogava con Montante, ex leader di Confindustria Sicilia e condannato in primo grado a 14 anni per corruzione, e segnalava articoli a lui sgraditi come quello di Giampiero Casagni - e per questo il Mulè è stato sanzionato con la censura dal consiglio dell'ordine dei giornalisti della Lombardia-, allora la conferenza stampa ha già una doppia notizia in sé», attacca Morra.
«La partecipazione della Santelli, politicamente vicina al sindaco Occhiuto in quanto sua vicesindaco, contribuisce a rendere questo quadro ancora meno credibile». «Se mi accusano di un complotto nei confronti del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto li sfido apertamente in tribunale - continua Morra - a dare seguito alle loro dichiarazioni. Così come io farò seguito alle loro dichiarazioni di associazione a delinquere rivolte nei miei confronti, nei confronti di un magistrato e di un sottufficiale della Guardia di Finanza» prosegue il senatore M5s. «Comprendo il nervosismo dei fratelli Occhiuto, di Forza Italia e di sistemi di potere che sono giunti alla fine, ma non per questo fermerò la mia azione. La nomina della dottoressa Manzini come consulente della Commissione Antimafia, da me proposta come tutte le altre, e votata all'unanimità dalla Commissione, come tutte le altre, è una nomina avvenuta come naturale conseguenza del lavoro straordinario che la dottoressa Manzini ha svolto in Calabria contro la 'Ndrangheta. Collegare il suo ruolo ad un rapporto di conoscenza col sottoscritto è meschino e nega la realtà dei fatti, ovvero i meriti che la Manzini ha dimostrato nella sua carriera attraverso azioni che l'hanno portata a dover vivere sotto scorta» conclude il presidente della commissione Antimafia.
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