Una svolta per ricostruire l’incidente mortale avvenuto tra Guardia Piemontese e Fagnano Castello nell'agosto scorso. Il nonno Gerardo Cesta aveva inoltre avviato una petizione per la sicurezza della strada
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«Gerardo Cesta è riuscito a conseguire un altro importante risultato nella sua battaglia, supportata da Studio3A, per fare piena luce sul tragico incidente nel quale ha perso la vita il nipote Manuel Cesta, a soli 25 anni: dopo aver recuperato la telecamera che il giovane aveva montata sul casco, ha ottenuto che le immagini vengano estrapolate ed esaminate da un consulente tecnico della Procura». Lo comunica lo studio legale 3A, in una nota indirizzata agli organi di stampa.
L'incidente
Manuel Cesta, novarese ma di origini lucane (era nato a Melfi) come i nonni con cui abitava, il 9 agosto 2019 era partito da Novara per raggiungere la Calabria e trascorrere alcuni giorni di vacanza da parenti: un viaggio lungo tutto lo Stivale con la sua Kawasaki Versys 1000 che raccontava sulla sua pagina Facebook, anche con video “on the road” registrati da una micro telecamera Dppower modello K4 installata sul casco.
Giunto al traguardo, però, il dramma, il terribile scontro frontale con una Renault Clio che sopraggiungeva nel senso opposto condotta da I. S., una 19enne di Fagnano Castello, sulla strada che collega Guardia Piemontese e Fagnano Castello (la statale 283). Dopo decine di minuti di interminabile attesa, il giovane, gravemente ferito ma cosciente, è stato trasportato all’ospedale civile di Cosenza, dove però poco dopo il suo cuore ha cessato di battere.
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L'inchiesta della procura di Paola
Da prassi, sull’incidente la Procura di Paola ha aperto un procedimento penale per il reato di omicidio stradale iscrivendo, come atto dovuto, nel registro degli indagati la giovanissima conducente della vettura, e convalidando il sequestro dei mezzi, a cui avevano subito proceduto i carabinieri della compagnia di Paola.
Il mistero della telecamera
I nonni del giovane, per fare chiarezza sui fatti, tramite il consulente personale Giancarlo Bertolone, si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che, oltre ad acquisire tutta la documentazione disponibile sul sinistro e a incaricare un proprio consulente tecnico per i dovuti approfondimenti, ha segnalato e lanciato un appello su un “mistero” che aveva avvolto la vicenda: la telecamera, che avrebbe potuto fornire elementi preziosi per la ricostruzione dell’incidente, era sparita. Un appello che ha dato i suoi frutti. «Una signora che aveva raccolto il casco e altri oggetti di mio nipote, saputo che stavamo cercando la telecamera, e sentitasi chiamata in causa, si è recata dai carabinieri, confermando con una formale denuncia che il dispositivo c’era ma asserendo di averla consegnata con tutto il resto agli operatori sanitari intervenuti sul posto. Infatti il 3 settembre i militari l’hanno recuperata, ce l’aveva uno dei componenti dell’equipaggio del 118: speriamo solo non sia stata manomessa», spiega il nonno Gerardo, 71 anni.
Disposto l'accertamento tecnico sulla telecamera
Uno sforzo che nei giorni scorsi è stato premiato anche dalla Procura. Il Pubblico Ministero Antonio Lepre ha infatti disposto un accertamento tecnico non ripetibile per estrarre una copia forense della telecamera, sottoposta a sequestro il 4 settembre, per l’estrapolazione dei dati ivi contenuti che potrebbero risultare decisivi per chiarire la dinamica, le cause e le responsabilità. E ha conferito l’incarico a un proprio consulente tecnico il 19 febbraio. Con l’auspicio da parte del nonno che le risultanze vengano comunicate al più presto: i familiari del ragazzo dopo 7 mesi sanno poco o nulla.
La petizione avviata da nonno Gerardo
Gerardo Cesta è tornato più volte in Calabria e con l’aiuto di amici e conoscenti ha promosso una petizione in memoria del nipote per chiedere strade più sicure: finora sono state raccolte oltre duemila firme. «Sulla strada dove ha perso la vita Manuel sono successi tanti incidenti, anche gravi, e non vi è alcuna copertura telefonica, neanche per le chiamate d’emergenza: non ci sono neppure le colonnine del Sos», spiega Cesta, che da subito ha espresso forti perplessità anche sull’intervento dei soccorsi.
«L‘ambulanza è arrivata dopo una vita, non c’è stato coordinamento con l’elisoccorso e c’è voluta più di un’ora e mezza perché Manuel giungesse in ospedale. All’inizio era vigile: sono certo che, se ci fosse arrivato prima, si sarebbe potuto salvare» conclude il nonno, perplesso anche per il fatto che la Procura non abbia ritenuto di disporre l’autopsia, ma solo l’esame esterno della salma, per fare chiarezza su quest’altro aspetto che tormenta i familiari di Manuel.