La Prima Sezione della Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso proposto dal noto imprenditore reggino Carmelo Ficara, difeso dagli avvocati Andrea Alvaro e Antonino Priolo e ha annullato con rinvio l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Dda al Tribunale di Reggio Calabria. Nei confronti dell’imprenditore era stata applicata originariamente la custodia cautelare in carcere in relazione ai reati di estorsione consumata (aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose) e di concorso esterno in associazione di tipo mafioso. Si sosteneva che Ficara avesse concluso un patto politico-mafioso con una consorteria di ’ndrangheta e, in cambio, avesse ottenuto il “semaforo verde” per importanti investimenti imprenditoriali nel territorio in cui il sodalizio è egemone. L’inchiesta muoveva dall’analisi dello sviluppo imprenditoriale di Ficara ed in esso riteneva di avere trovato riscontro alle accuse elevate da un collaboratore di giustizia nei confronti dell’imprenditore reggino. Alla contestazione associativa si aggiungeva anche l’ipotesi accusatoria di concorso in estorsione aggravata ai danni di una società che aveva eseguito alcuni lavori presso il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria.

Avverso l’ordinanza, avevano interposto istanza di riesame gli avvocati Alvaro e Priolo, i quali, all’esito di una articolata attività probatoria, non solo di natura documentale, avevano ottenuto dal Tribunale del Riesame l’annullamento dell’ordinanza in relazione al reato di estorsione aggravata e, per l’effetto, la sostituzione della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari. Il Tribunale del Riesame aveva, invece, confermato la misura in relazione al reato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, ritenendo che, nonostante l’attività defensionale svolta, residuassero in ordine a tale capo di incolpazione la gravità indiziaria nonché le esigenze cautelari.

Contro il provvedimento del Tribunale avevano proposto impugnazione di legittimità i difensori di Ficara, lamentando plurimi profili di illegittimità tanto per erronea applicazione di norme penali e processuali quanto per vizi della motivazione. All’udienza camerale svoltasi davanti agli ermellini di Piazza Cavour il procuratore generale della Suprema Corte, condividendo l’impianto del ricorso, ne ha chiesto l’accoglimento, sollecitando, pertanto, l’annullamento con rinvio del provvedimento cautelare. All’esito delle discussioni degli avvocati Alvaro e Priolo la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei difensori e annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame reggino, a cui ha rinviato gli atti per un nuovo esame. Soddisfazione è stata espressa dai difensori del Ficara, i quali hanno visto premiati i loro sforzi difensivi tesi a far emergere le fragilità dell’impostazione accusatoria anche in relazione alla residua contestazione di concorso esterno in associazione di tipo mafioso.