Nuove accuse per l’ex presidente del Catanzaro calcio, Giuseppe Cosentino. La Procura di Palmi retta da Ottavio Sferlazza ha notificato l’avviso di conclusioni delle indagini preliminari a 13 persone coinvolte nel secondo atto dell’indagine “Money gate”. In questo nuovo tronche di inchiesta gli inquirenti muovono nuove contestazioni di reato per fondi sottratti dal 2006 al 2013- prima arrivavano fino al 2011- alla “Gicos import-export srl” (impresa operante nel settore di articoli per la casa) il cui amministratore unico è proprio Cosentino. L’avviso di conclusioni dell’indagine è stato notificato a Giuseppe Cosentino, Ambra Cosentino, Carmela Alì Santoro, Stefano Noschese, Mariella Viglianisi, Marco Pecora, Caterina Zito, e Simona Tedesco, Francesca Muscatelli, Marino Carrabetta, Gessica Trimarchi, Giancarlo Codoni e Antonio Repaci.

 

Quest’ultimo, professionista Gioia Tauro, è anche componente dell’Ordine dei commercialisti di Palmi. Repaci, stando al capo di imputazione formulato dalla Procura di Palmi, «quale componente supplente del collegio sindacale della “Gicos Import Export srl” e di fatto gestore occulto della contabilità della società, per tale motivo in conflitto di interessi, nonché esperto di diritto commerciale e tributario» è accusato insieme al patron della “Gicos” Giuseppe Cosentino sua figlia Ambra e altri indagati, di avere dato vita a un’associazione al fine «di commettere un numero indeterminati di delitti di appropriazione indebita, reati fiscali, tra i quali emissione di fatture ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele nonché riciclaggio». Secondo l’inchiesta dei pubblici ministeri Anna Penasabene e Salvatore Rossello, grazie all’aiuto di Repaci, 5 milioni e 600 mila euro sarebbero rientrati in Italia attraverso lo scudo fiscale. «In particolare le somme di denaro- si legge nelle accuse- rientrate in Italia attraverso lo scudo fiscale venivano fatte confluire, con il rilevante contributo tecnico-giuridico e professionale di Antonio Repaci, attraverso mandati fiduciari su conti correnti intestati alla società “Sirefid” riconducibile a Giuseppe Cosentino e utilizzate in parte per investimenti finanziari personali e in parte oggetto di pegno a garanzia di linee di credito concesse dall’Intesa San Paolo Private Banking spa al sign. Giuseppe Cosentino, con pregiudizio per la società Gicos Import Export srl”.

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Un giro di denaro troppo strano che adesso ha visto allargare il quadro d’accusa per l’ex presidente del Catanzaro Calcio. Nel gennaio scorso, sempre la Procura di Palmi, aveva notificato l’avviso di conclusioni delle indagini, per il primo troncone dell’inchiesta “Money-Gate” che nel maggio del 2017 aveva portato agli arresti domiciliari l'ex presidente del Catanzaro Cosentino e sua figlia Ambra. Secondo l'accusa, l'imprenditore sarebbe stato al centro di un'associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, accusata di aver commesso reati di natura fiscale, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita di ingenti somme di denaro. L'ipotesi di reato nei confronti di Cosentino è frode in competizione sportiva. Secondo l'accusa gli indagati, a vario titolo si sarebbero accordati, senza riuscirvi, per far terminare in parità l'incontro del campionato di Lega Pro tra il Catanzaro e l'Avellino del 5 maggio 2013. Il processo sportivo si è chiuso senza alcuna penalizzazione per le due squadre.