Un lungo messaggio rivolto agli studenti che da giorni occupano il Liceo scientifico Valentini di Castrolibero. All’origine, il polverone sollevato dai racconti di presunti abusi ai danni di allieve da parte di un docente. Vicende riferite in forma anonima, in particolare, su una pagina social. In queste ore, a intervenire sul caso, oltre gli inquirenti che hanno acquisito documentazione presso il noto istituto, anche un gruppo di docenti.

La lettera dei docenti

«Ve lo vogliamo dire, questa volta la lezione ce l’avete data voi. E bella grande.

Siamo i vostri docenti, vi vediamo tutti i giorni per molte ore, vi giudichiamo con un voto, ma non vi conosciamo. È forse colpa di un mestiere sempre più difficile, in una istituzione troppo spesso chiusa e burocratica come è sempre stata la scuola; sarà colpa della retorica della ricerca dell’efficienza e dell’eccellenza a tutti i costi che si è ormai diffusa in essa. Ma ciò che è successo – scrivono - ci ha posto di fronte ad una dura realtà e siete stati voi a sbattercela in faccia. Noi, troppo spesso ce lo dimentichiamo, non siamo impiegati del catasto. Dovremmo essere costruttori di teste, guide della conoscenza, edificatori dal basso di quella cosa bella e grande che si chiama democrazia. E troppo spesso non lo siamo stati».

«Ecco perché oggi, dopo questi giorni intensi e convulsi, sentiamo il bisogno di andare al di là della stessa condanna di ogni forma di molestia, di violenza, di prevaricazione tanto più grave e imperdonabile se praticata da chi è chiamato a svolgere una funzione educativa.

Diciamoci la verità – aggiungono - al di là del merito dei fatti specifici emersi in questi giorni, sui quali ormai indaga l’autorità giudiziaria, di fronte all’evidente inadeguatezza di chi doveva offrire in questi giorni ben altre risposte, noi docenti forse non siamo stati in grado di ascoltare, di vedere e quindi di capire il disagio che evidentemente pervadeva nel profondo questa scuola. E di questo, noi tutti, non possiamo non sentire il rimorso».

La posizione dei professori

Chiara la posizione dei professori, Gabriele Petrone, Angela Pagliarulo, Alfonso Tarantino, Francesco Cirillo, Biancamaria Iusi e Giovanna Migliano: «Come diceva Edmond Rostand, “Anche se non si è fatto nulla di male/Si han di sé mille piccole nausee il cui totale/Non dà un rimorso, no, ma un oscuro tormento.

Al di là di come finirà questa vicenda dal punto di vista giudiziario rispetto a chi vi è coinvolto (e per il quale vale sempre la presunzione di innocenza), il tema che ci avete posto di fronte è quindi molto più grande, per certi versi anche più grave. A cominciare da quello di superare fino in fondo una cultura sessista e del possesso, certa concezione predatoria della relazione tra i sessi, su cui, nonostante la modernità che pervade le nostre vite, non si riflette mai abbastanza».

«Una cultura – sottolineano i docenti - che non può essere banalizzata solo come espressione di atavici pregiudizi e di comportamenti scorretti e che è, invece, qualcosa di molto più pervasivo e radicato per poter essere sconfitto solo con le denunce e le iniziative giudiziarie. Qualcosa che sta dentro di noi e di cui troppo spesso siamo inconsapevoli e che emerge in forme troppo spesso superficialmente sottovalutate ma che feriscono, lacerano nel profondo, distruggono coscienze. Ecco, care ragazze e cari ragazzi, quando rientreremo in classe insieme dovremo lavorare su come tornare ad essere davvero una comunità protesa alla difesa della dignità di tutte e di tutti. E magari – concludono - ci insegnerete a superare quel rimorso e quell’oscuro tormento di cui parlava Rostand».