«Più che pensare a chi non è sceso in strada io penserei a chi, invece, ha pensato di accendere una luce e di andare in piazza. Io dico meno male che qualcuno ha cominciato e ha messo la faccia». Don Giacomo Panizza, presidente della Comunità Progetto Sud, intervistato da LaC interviene così sulla fiaccolata di solidarietà alla ragazzina di Melito Porto Salvo diventata per oltre due anni, a partire dai tredici, schiava sessuale di un branco di cui facevano parte anche il figlio di un boss e un minorenne.

 

Una storia quella dell'adolescente che ha attirato anche l'attenzione dei media nazionali. Specie dopo che emerso che i genitori avrebbero saputo ma avrebbero preferito tacere. In strada a Melito a cingere la ragazzina in un abbraccio virtuale c'erano pochissime persone. Uno smacco di dignità importante.

 

Chi non partecipato forse ha paura o è sotto ricatto. Sono ipotesi plausibili – ha commentato il sacerdote bresciano - chi non ha partecipato è indietro mille anni un'umanità. Chi è rimasto alla finestra a guardare ha mancato un appuntamento importante».

 

A chi ha detto “se l'è cercata”? «Forse non è ancora cresciuto abbastanza - dice Panizza - io il timbro di maturità non glie lo darei».