«Amarezza, delusione e sconcerto. È questo il nostro stato d’animo in seguito alla notizia dell’ennesimo atto intimidatorio, questa volta a Vibo Valentia, ai danni un cronista calabrese». Così un comunicato di Raffaele Mammoliti, segretario generale Cgil Area Vasta e Saverio Ranieri, segretario regionale Slc Cgil Calabria, che esprimono vicinanza e solidarietà nei confronti del giornalista di LaC News24 e de ilVibonese, Agostino Pantano, «al quale è stato impedito di svolgere il proprio lavoro facendolo desistere dal filmare un autoveicolo bruciato durante la notte in un rogo di matrice chiaramente dolosa».

 

«Quello che ci preoccupa - affermano i segretari - e che deve allarmare istituzioni e opinione pubblica, è che ci troviamo di fronte solamente all’ultimo di una lunga serie di atti intimidatori subiti in questi anni da valenti giornalisti che hanno, evidentemente, la “grave colpa” di voler denunciare quanto di marcio accade. Ancora una volta, a essere colpito in Calabria è quel mondo del giornalismo serio e coraggioso che non si piega di fronte al muro di omertà di chi, evidentemente, ha interesse a nascondere quello che succede, che non accetta le inchieste libere e i reportage di chi con coraggio affronta quotidianamente vere e proprie battaglie di legalità».

 

Secondo i rappresentanti sindacali, «la verità è che ad essere ferito non è solo il singolo giornalista, ma tutti coloro che desiderano una Calabria diversa: la politica, le istituzioni e la cittadinanza devono fare fronte comune e ribellarsi a questo sistema omertoso che tiene sotto scacco la nostra martoriata regione. Ad Agostino, e a tutti i giornalisti – concludono Mammoliti e Ranieri - che quotidianamente provano a raccontare verità scomode, il nostro sindacato rivolge l’invito a non mollare e a continuare con passione e coraggio il loro lavoro di denuncia e informazione perché solo così potremo arrivare ad una rivolta pacifica e democratica che porti la nostra amata regione a distruggere il muro del Silenzio e a dare una prospettiva di serenità alle generazioni presenti e a quelle a venire».