Il grimaldello che potrebbe consentire agli inquirenti di risalire a presunte talpe, negli uffici giudiziari vibonesi, è Gaetano Elia, il tecnico che si occupa d’impianti di videosorveglianza già consulente della Procura di Vibo, la persona in contatto con un esponente degli apparati del Ministero dell’Interno che lo avrebbe informato di indagini in corso. Gaetano Elia è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo nel contesto dell’operazione che ha fatto luce sugli omicidi consumati nell’estate del 2013 a Mileto.

 

Le indagini a suo carico, avviate proprio dalla Procura di Vibo, e poi transitate alla Dda di Catanzaro, hanno portato alla luce altre situazioni singolari. Egli era infatti strettamente legato ad una donna, la quale veniva anch’ella sottoposta ad intercettazione. Si tratta della sorella di Gaetano e Antonino Zupo – legati – emerge da altre indagini dei carabinieri al clan Emanuele di Gerocarne, al centro, dal 2011, di una cruenta faida nelle Preserre vibonesi. In particolare Antonino Zupo, già coinvolto in diverse indagini antidroga della Dda di Catanzaro, era considerato – prima di essere assassinato, proprio a Gerocarne, il 22 settembre 2012, il luogotenente del boss ergastolano Bruno Emanuele. Insomma, un collaboratore delle Procure dalle relazioni pericolose.