Fu oggetto di un provvedimento di detenzione amministrativa della durata di 20 giorni al termine di un soccorso in mare che portò in salvo 50 persone
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La nave Sea-Eye 4
Il tribunale di Vibo Valentia ha annullato il provvedimento di sequestro della Sea-Eye 4, nave della ong Sea-Eye. La nave, spiega la ong tedesca, fu oggetto di un provvedimento di detenzione amministrativa della durata di 20 giorni nell'ottobre 2023 al termine di un drammatico soccorso in mare, che aveva visto l'equipaggio della nave rifiutarsi di ubbidire alle indicazioni della «cosiddetta Guardia costiera libica» e subirne le violenze. L'operazione di soccorso portò in salvo il 27 ottobre circa 50 persone, mentre a causa di «diverse manovre pericolose da parte delle navi battenti bandiera libica quattro delle persone che cercavano protezione sul gommone hanno potuto essere recuperate solo morte».
La sentenza - che porta la firma del giudice Ida Cuffaro, figlia del leader Dc Totò Cuffaro - sottolinea che «seguire le istruzioni della cosiddetta Guardia costiera libica non sarebbe compatibile con il diritto internazionale». «Costituisce circostanza incontestata - si legge nella sentenza, riportata dal giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura - che la Guardia Costiera Libica non ha coordinato alcun intervento ma si è limitata a chiedere alla Ong di abbandonare l’area di soccorso senza fornire alcuna indicazione in ordine alle modalità di svolgimento delle operazioni di salvataggio. Dalla documentazione in atti non risulta che le stesse autorità libiche intervenute per coordinare sul posto le operazioni di recupero dei migranti abbiano reso noto nessun luogo sicuro dove trasportare i sopravvissuti».
Nell'accogliere il ricorso presentato dagli avvocati Dario Belluccio, Daniele Valeri e Lidia Vicchio, legali della ong il tribunale di Vibo ha ritenuto illegittimo la sanzione comminata per via amministrativa dal Viminale e ha condannato la «parte resistente a rifondere alla parte ricorrente le spese di lite che liquida in euro 10.860 euro». «Ancora una volta - ha affermato Gorden Isler, presidente di Sea-Eye - i tribunali italiani si sono pronunciati contro la politica e la prassi amministrativa italiana. Questa sentenza è un successo generale perché il giudice non si è concentrato su questioni procedurali, ma ha sottolineato il dovere di soccorso in mare e ha chiarito che nessuno dovrebbe annegare nel Mediterraneo».