Anche in Calabria c'è una categoria di persone per cui è riduttivo parlare di pandemia e, vista la sommatoria dei disagi di cui sono afflitte, vanno considerate vittime di sindemia. Ne sono convinti Ilaria Zambelli e Francesco Piobbici, lei lodigiana e lui perugino, i due operatori che in questi mesi, a Rosarno, non hanno pensato ad assistere solo gli africani.

«Quando ti manca una casa, un contratto di lavoro e hai un'assistenza sanitaria precaria - spiega Piobbici che per conto dell'Unione delle chiese evangeliche cura il progetto Mediterranean hope - è chiaro che la pandemia diventa un complesso di problemi che più difficilmente rispetto ad altri ti fa contrastare il rischio del contagio. Le tensioni di queste settimane, le sassaiole con la polizia e il linciaggio alla minima occasione, sono dovute anche al sofraffollamento scaturito dall'arrivo in questa zona di molti lavoratori prevenienti da altre regioni dopo aver perso il posto a causa della crisi per il covid».

Va sempre peggio nella Piana reggina. «In generale anche qui - aggiunge Ilaria Zambelli di Medici per i diritti umani - il lavoratore della tendopoli piuttosto che del campo container ha malsopportato la quarantena proprio perchè in mancanza di ristori economici il lavoro, anche se sottopagato e precario, è l'unica fonte di sostentamento». Sotto il drammatico cielo della sindemia, una condizione ancora più grave perchè l'emergenza sanitaria arriva in un territorio già povero come la Piana, gli operatori si sono impegnati anche al servizio delle comunità locali.

«Stiamo collaborando con il comune di Rosarno e le autorità sanitarie - rimarca Zambelli - con lo screening del mondo della scuola e dei dipendenti comunali, collaborabdo anche per i tamponi somministrati in occasione del drive montato». Non solo gli stranieri, quindi, ma anche rosarnesi «per evitare la guerra tra poveri» - sintetizza Piobbici - «il modo migliore è partire da una analisi in cui si capisce che tanto i calabresi di questa zona quanto i lavoratori stranieri hanno una risposta sanitaria non sempre all'altezza, e dopo di ciò agire senza lasciare sulle spalle dei soli Comuni la portata della sindemia».