Un immigrato, giunto in Calabria in occasione dello sbarco da una nave avvenuto lo scorso 18 aprile a Vibo Valentia, è morto in Puglia il 21 aprile per sospetta meningite. Il caso ha fatto scattare le procedure per la profilassi che riguarderanno tutti i soccorritori coinvolti nelle operazioni di accoglienza, sia a Vibo Valentia che a Bari, dove l'uomo era stato successivamente trasferito.


Secondo quanto ricostruito dal Coisp Calabria (Sindacato indipendente di polizia), l'immigrato è giunto nel porto di Vibo a bordo del rimorchiatore "Asso Ventinove" che aveva salvato in mare oltre 1.000 persone. Uno sbarco record che aveva fatto scattare un' imponente macchina dei soccorsi, con i successivi trasferimenti in diverse regioni italiane. L'immigrato morto è rimasto in Calabria fino al 20 aprile, quando è stato trasferito a Bari, dove è deceduto il giorno successivo. La profilassi per la meningite riguarda tutto il personale di associazioni e forze dell'ordine che hanno partecipato alle operazioni di sbarco e soccorso.

 

«Abbiamo più volte lanciato l'allarme sulle condizioni proibitive in cui opera il personale impegnato in queste operazioni - ha detto all'Agi il segretario generale regionale del Coisp, Giuseppe Brugnano - evidenziando sia la questione sicurezza, sia la carenza di personale e la paralisi di alcuni uffici. Siamo rimasti inascoltati e la notizia del caso quasi certo di meningite ha creato ora scompiglio e preoccupazione nel personale. In Calabria - ha spiegato Brugnano – così come in altre regioni, stiamo affrontando questa emergenza internazionale in condizioni drammatiche: piccoli uffici immigrazione delle Questure impegnati nelle operazioni di identificazione e verifica per giornate intere, senza turni e con una mole di lavoro imponente. Affrontiamo gli sbarchi con centinaia di persone in arrivo e con cadenza ormai quasi quotidiana, ma cosi' e' impossibile garantire sicurezza per gli operatori". Secondo il Coisp, "occorre comprendere la portata dell'emergenza e tutti noi dobbiamo essere messi nelle condizioni di operare nella massima sicurezza, ma anche nel rispetto della dignità di ogni lavoratore. Non possiamo piu' essere l'avamposto di una emergenza senza precedenti, che viene scaricata sulle spalle di pochi volontari e pochi operatori delle forze di polizia».