Accusato di avere fornito informazioni sulla sorte del ragazzo pakistano regolarmente residente in Italia e gravemente malato, rinchiuso senza motivo insieme agli immigranti sbarcati di recente e posti in quarantena
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Lo sospettano di aver violato la regola del silenzio, per questo al Cara di Crotone non ci dovrà più mettere piede. È questa la motivazione – ufficiale, messa nero su bianco dal funzionario della Croce rossa Marco Olivari – per cui il dottore Orlando Amodeo, fino a qualche giorno fa direttore sanitario del centro, è stato sospeso. Dal 20 luglio scorso, con tanto di ordine di servizio protocollato, gli è persino interdetto l’accesso alla struttura in cui esercita da volontario.
L’incubo di Abbas alla base della sospensione?
La sua colpa? A quanto pare credono sia stato lui a dare informazioni di qualche genere e tipo sulla sorte di Abbas, pakistano da anni regolarmente residente ad Amantea, per motivi ancora da chiarire costretto ad aggregarsi al gruppo di migranti appena sbarcati in Calabria, inizialmente ospitati ad Amantea per la quarantena di prammatica, ma rapidamente allontanati dopo le proteste che hanno messo a soqquadro il paese. Peccato che Abbas – lo giura e sono pronti a testimoniarlo quanti erano con lui – con loro non abbia mai avuto nulla a che fare, fin quando non è stato costretto a salire sul pullman che insieme a loro lo ha condotto al Cara.
La denuncia di Abbas
Un rischio enorme per lui, sieropositivo e affetto da epatite B e C, dunque a rischio vita in caso di contagio da Covid. Un incubo che ha raccontato alla stampa, documentando le sue condizioni con foto e video, inviando audio disperati per chiedere aiuto. Ci sono voluti diversi giorni perché Abbas venisse trasferito nell’infermeria del centro, dove potrà proseguire la quarantena – ormai necessaria, dopo essere stato messo a contatto con potenziali positivi – in situazione di minore rischio.
Presunte rivelazioni, immediata (effettiva) sospensione
Ma al Cara sembrano non aver gradito che la vicenda sia divenuta pubblica. A pagarne lo scotto, il dottore Amodeo. Negli stessi giorni in cui si apriva uno spiraglio di luce per Abbas, il dottore ha ricevuto il benservito. A quanto pare, per Olivari, una “presunta rivelazione” di non meglio precisate “informazioni riservate” sarebbe peccato capitale. Né è dato sapere cosa ci sia di tanto riservato in una struttura – che non è né una prigione, né un centro di detenzione - che lo Stato ha recuperato dopo averla strappata ai clan e di cui ha affidato, con pubblica gara, la gestione alla Croce rossa.
In prima linea per gli ultimi
Oggi in quiescenza dopo 35 anni da dirigente medico della Polizia di Stato, Orlando Amodeo è sempre stato uomo di prima linea. Lo era durante gli sbarchi, fin dai Novanta, quindi nei suoi anni reggini, quando sulla riva calabrese dello Stretto venivano accolti i sopravvissuti alle traversate del Mediterraneo. Lo era durante i blitz, come quello per la cattura dei boss Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro, quando ha preteso di essere presente, consapevole della pericolosità dei due soggetti, entrambi dal grilletto estremamente facile. Svestita la divisa, ha continuato a fare il medico volontario e a dedicarsi agli ultimi. Ma adesso hanno deciso di non permetterglielo più.