Ha denunciato l'equipe medica che in due operazioni gli ha rimosso totalmente lo stomaco: è la storia di Vito Vona, paziente crotonese, operato al San Giovanni di Dio. Ma come si è arrivati a tutto ciò? La sua storia inizia nel novembre 2016, quando accusa dei dolori allo stomaco; viene, così, ricoverato all'ospedale pitagorico per una presunta malformazione dello stomaco, ovvero il volvolo gastrico. Dopo aver effettuato vari esami, il primario decide di operarlo praticando una resezione parziale dello stomaco, insieme alla colecisti. L'intervento e il post sembrano essere andati a buon fine, ma dopo tre mesi si ripresentano nuovamente alcuni problemi che lo portano a non riuscire ad alimentarsi; chiede numi al chirurgo che lo ha operato, il quale lo indirizza da un gastroenterologo al presidio Columbus di Roma per maggiori accertamenti.

 

Nella Capitale viene visitato, e gli viene prescritta una cura da seguire per trenta giorni, che, però, non porta nessun effetto, ma dolori e sintomi permangono. Vito, dunque, si rivolge a una clinica privata, il Marrelli Hospital di Crotone per un altro consulto; viene visitato e gli viene prescritta una scintigrafia da effettuare al San Raffaele di Milano – ovvero un esame nucleare, dove il paziente assume un pasto radioattivo per verificare quanto tempo impiega lo stomaco per svuotarsi. L'esito indica una gastroparesi severa: in pratica, lo stomaco del paziente – dopo la prima resezione gastrica – era andato totalmente in blocco.

 

A maggio dello scorso anno, Vito si sottopone a un secondo intervento – questa volta effettuato al Marrelli Hospital – dove gli vengono chiuse due porte erniarie. Anche questa volta, il paziente ritorna a stare male dopo un paio di mesi; ritorna alla clinica privata pitagorica, ma la trova chiusa per le vicende legate al budget sanitario. Decide di ritornare all'ospedale San Giovanni di Dio dal primario che lo aveva operato la prima volta, il quale gli prescrive una seconda scintografia da effettuare nel nosocomio crotonese, la quale conferma quella effettuata a Milano: gastroparesi severa. A questo punto si decide di rimuovere totalmente lo stomaco, con un intervento effettuato ad agosto 2017.

 

Vito viene dimesso e, dopo qualche mese, viene contattato dal chirurgo che lo ha operato nei due interventi all'ospedale di Crotone, poiché l'Asp voleva portare il suo caso clinico contro il dottore: ad operarlo nei due interventi di rimozione era stato il primario di Chirurgia, il dottore Giuseppe Brisinda, sospeso dall'Azienda Sanitaria a fine dicembre dello scorso anno e re-integrato ad aprile. Vito vuole vederci chiaro in quella situazione, visto il polverone alzato contro il primario e le problematiche post-operatorie riscontrate.

La relazione del medico legale

Si rivolge all'avvocato Francesco Manica per trovare un medico legale che analizzasse il suo caso; lo trovano fuori provincia e, insieme a un collegio peritale, emette la relazione: nel primo intervento effettuato a novembre 2016, il medico Brisinda – tralasciando tutto quello che sarebbe successo in futuro – ha operato in maniera demolitiva, e ciò ha portato alla perdita di un organo, lo stomaco, “per una patologia presunta e mai accertata, trattabile efficacemente con altri tipi di intervento più conservativi”. In parole povere - si legge nella relazione - si poteva evitare la rimozione dello stomaco; in tutto ciò, sempre la relazione constata un danno biologico permanente del 60%, e un danno alla capacità lavorativa specifica del 100%.

 

Vito, praticamente, è rimasto “mutilato” e non può più nutrirsi come prima: infatti ha bisogno di un Picc esterno per alimentarsi, registrando anche un calo evidente di peso corporeo. Tramite il suo legale, ha esporto alla Procura della Repubblica di Crotone una querela contro il primario Giuseppe Brisinda, e l'equipe medica presente in sala operatoria.

 

«Le aspettative – ha dichiarato ai nostri microfoni l'avvocato Manica – sono quelle di capire che cosa è successo. Ci siamo muniti degli elementi necessari, e aspettiamo che l'Autorità Giudiziaria valuti come stanno le cose. Non è un problema di aspettativa, ma di verificare cosa è successo, se ci sono delle responsabilità e quali sono».