«Della mia famiglia so che non hanno mai lavorato onestamente e durante la mia vita matrimoniale ho subito numerose volte minacce del mio ex suocero e dal mio ex marito, che mi hanno più volte detto che per me era già pronta la ruspa, volendo intendere che mi avrebbero appunto uccisa e seppellita». Nelle carte dell'inchiesta sulla cosca Pesce di Rosarno, che stamattina ha portato all'arresto di Domenico e Rosario Arena, padre e figlio di 69 e 44 anni, emergono inquietanti spaccati di vita e le minacce che avrebbe subito l'ex moglie di Rosario, che si è rivolta ai pm della Dda di Reggio Calabria a cui ha raccontato le angherie subite dalla famiglia del marito dopo che ha deciso di interrompere la loro relazione.

Secondo gli inquirenti, mentre era ancora detenuto, attraverso i figli, Rosario Arena avrebbe detto all'ex moglie che, una volta scarcerato, «avrebbe sistemato tutto». Suo padre Domenico Arena, invece, utilizzando un falso profilo Facebook, avrebbe pubblicato frasi indirizzate alla donna sulla cui bacheca il suocero avrebbe scritto «dovrai morire di fame» e, successivamente, in uno scambio di messaggi «le offriva la somma di 100mila euro se fosse tornata a vivere con il figlio. Quando ho lasciato Rosario, il 13 novembre 2018, Arena Domenico, il mio ex suocero, mi ha detto che sarebbe venuto sotto casa, avrebbe distrutto tutto e ci avrebbe uccisi, infatti ho denunciato questo evento presso la tenenza di Rosarno».

La vita matrimoniale della vittima - si legge nell'ordinanza - «è stata improntata a pressioni psicologiche continue, in quanto il suocero ed il marito pretendevano che lei, come le altre nuore, prendesse parte attiva agli affari illeciti della famiglia, tra cui il traffico di stupefacenti, e che avesse con il suocero atteggiamenti sessuali promiscui e confidenziali. Ai pm la donna ha dichiarato: «Ricordo che mio suocero proponeva a noi donne della famiglia di occuparci della coltivazione di sostanza stupefacente. Mio marito mi chiamava 'pentita'… mi alzava le mani addosso, mi abbandonava 3-4 notti, e diceva che se ne andava per colpa mia».