Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Ci ha provato, Giuseppe De Stefano, a far cadere il processo “Meta”. Ma il tentativo del capocrimine non è andato a buon fine. I giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria, infatti, hanno respinto l’eccezione degli avvocati difensori, in cui si chiedeva la nullità della sentenza di primo grado a causa di una perfetta sovrapponibilità di alcuni passaggi con l’ordinanza di custodia cautelare. Una tale decisione avrebbe avuto effetti devastanti per il processo che vede alla sbarra il gotha della ‘ndrangheta di Reggio Calabria. Il processo “Meta”, infatti, vede, oltre a Giuseppe De Stefano, anche Giovanni Tegano, Pasquale Condello e Pasquale Libri. Tutti imputati, tutti condannati in primo grado a pene pesantissime.
E nella giornata di oggi il pm Giuseppe Lombardo e il sostituto procuratore generale Giuseppe Adornato hanno presentato delle precise richieste alla Corte: conferma delle condanne per tutti gli imputati, tranne qualche esclusione di aggravanti per Cosimo Alvaro, Nino Crisalli e Carmelo Barbieri.
Più volte è riecheggiato in aula il nome dell’inchiesta “Mammasantissima”. Appare chiaro, ormai, come “Meta” sia stato solo il primo capitolo di un libro ancora tutto da scrivere e del quale la recente indagine della Dda rappresenta un pilastro essenziale. Perché se con “Meta” si è fatto luce sui vertici assoluti del braccio armato della ‘ndrangheta, di quella componente visibile, con “Mammasantissima”, invece, si è arrivati ad un livello diverso, quello - appunto – degli “invisibili”, di coloro i quali hanno dettato le strategie criminali, con la necessità di non dover apparire in collegamento con le famiglie mafiose reggine.
Di sicuro un ruolo fondamentale nel direttorio è quello attribuito a Giuseppe De Stefano che oggi, come era accaduto nel corso del procedimento di primo grado, ha rilasciato alcune spontanee dichiarazioni, spiegando di non essere ciò che di lui si dice. E per provarlo, ha anche chiesto che venissero acquisiti i recenti verbali oggetto di discovery, con l’inchiesta “Mammasantissima”. Ad avviso di De Stefano, la scoperta di questa cupola massonico-mafiosa escluderebbe, di fatto, quel suo ruolo apicale attribuito nell’inchiesta “Meta”. Vedremo se la Corte deciderà di acquisire il materiale che De Stefano farà depositare ai suoi avvocati.
Queste le condanne inflitte in primo grado: Giuseppe De Stefano 27 anni, Pasquale Condello 20 anni, Giovanni Tegano 20 anni, Pasquale Libri 20 anni, Domenico Condello (nipote di Pasquale) 23 anni, Pasquale Bertuca 23 anni, Antonio Imerti 21 anni, Giovanni Rugolino 18 anni e 4 mesi, Cosimo Alvaro 17 anni 9 mesi e 10 giorni, Domenico Passalacqua 16 anni, Francesco Creazzo 16 anni, Natale Buda 13 anni, Stefano Vitale 10 anni, Nino Crisalli 7 anni, Rocco Palermo 4 anni e sei mesi, Antonio Giustra 3 anni e 6 mesi, Carmelo Barbieri 3 anni.