L’ex sottosegretario e senatore interviene anche sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia molto vicino ai fratelli Graviano Salvatore Baiardo: «No, non è preveggenza, parla di cose di cui è informato»
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L'avvocato Luigi Li Gotti, ex senatore e sottosegretario alla giustizia, dopo la divulgazione dell’arresto di Mattia Messina Denaro ha rilanciato su Facebook quanto dichiarato da Salvatore Baiardo, a novembre scorso, sulla possibilità di un imminente fine latitanza del boss di Cosa Nostra. «Catturato Messina Denaro. Così come aveva detto Baiardo nello speciale di Giletti, a novembre (“entro due mesi ma sarà una finta cattura, essendo invece frutto di un accordo”)», ha scritto l’avvocato sul social blu.
Baiardo è il gelataio piemontese, oggi 65enne, collaboratore di giustizia molto vicino ai fratelli Graviano. Già a novembre scorso, in una trasmissione di Massimo Giletti su La7 aveva preannunciato quanto riportato dall’avvocato calabrese. Abbiamo contattato Li Gotti, che nella sua lunga carriera è stato inoltre difensore di pentiti come Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno, Giovanni Brusca, Francesco Marino Mannoia e Gaspare Mutolo, che ci ha chiarito alcune cose in merito alla vicenda.
Lei pensa che un gelataio speciale quanto uno che riuscì a contribuire alla latitanza dei fratelli Graviano, possa essere semplicemente acuto preveggente?
«No, non è preveggenza, si tratta di conoscenza. Tanto vero è che Baiardo parla di cose di cui è informato, che specifica sia circa la stessa malattia di Denaro, quanto di un periodo preciso di circa due mesi, che poi sono proprio quelli dentro cui la sua previsione si avvera».
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Quanto e se le 'ndrine calabresi, oggi, a suo avviso, hanno prima collaborato e poi preso "posto" nel ruolo dei corleonesi di 20 anni fa?
«Clan Nuvoletta e Piromalli scardinano, per primi, interlocuzioni ed affari che sembravano una esclusiva dei siciliani. Lo Stato, attorno alla fase stragista si concentra sulla mafia siciliana, senza porre la stessa attenzione alla ndrangheta calabrese che, contrariamente a ciò che si è pensato per troppo tempo, è relegata a fatti e legami di sangue, mentre si affaccia ad affari e correlazioni molto simili allo schema utilizzato dai corleonesi e dalle altre commissioni mafiose. Basti pensare alle intercettazioni di Riina in carcere circa ciò che dice proprio a proposito di Mattia Messina Denaro, con occhi pieni di odio. A livello di commissione regionale la centralità è appannaggio dei palermitani e Denaro è di Trapani che era molto forte proprio perché parlava, faceva affari, con tutti. Oggi la 'ndrangheta è indubbiamente l’organizzazione più forte, e forse non solo perché la più violenta; forse sono le regole ancora più rigide che riescono storicamente a seguire che gli danno forza ed “autorevolezza”».
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Quanto attuale o urgente è un rilancio di una attività di indagine istituzionale sulle trattative Stato Mafia?
«Noi ci dobbiamo forse rassegnare che non sapremo mai tutte le verità. Ad esempio eravamo persuasi che la ndrangheta fosse un fenomeno a macchia di leopardo senza un vertice unitario. La 'ndrangheta è stata scalfita poco, nonostante le operazioni di Gratteri e qualcosa a Reggio Calabria, la 'ndrangheta non è stata scalfita militarmente come la mafia siciliana, eppure della fase stragista siciliana sappiamo ancora poco».
E quanto il disordine mondiale attuale può essere un ulteriore ostacolo ad un avvio di trasparenza su questi temi?
«Il disordine mondiale condiziona, ma queste organizzazioni sono capaci di adattarsi a qualsiasi ordine e disordine, loro hanno sempre una strada che permette di lucrare su qualsiasi disgrazia».