Ancora violenze sui campi di calcio. L’ultimo episodio arriva dal Vibonese dove, al temine di una partita tra squadre in Seconda categoria, un direttore di gara è stato vittima di aggressione. Il fatto è avvenuto domenica scorsa a Rombiolo, in occasione del match fra i padroni di casa del Pernocari e il Filandari. I dettagli sono contenuti in una nota della Delegazione provinciale del Cr Calabria. Nella nota si legge che «al termine della gara, l’arbitro rientrava nel suo spogliatoio ed al suo interno veniva aggredito da un soggetto che lo insultava profferendogli "pezzo di merda, ci hai fatto perdere, ti meriti di essere sparato"». Da questi volgari insulti «il direttore di gara riconduceva la losca figura ad un tifoso del Filandari, società ospitata». L’incontro è terminato con la vittoria del Pernocari per 3-1 sul Filandari.

Calci, pugni al volto e insulti

Dopo le minacce, l’uomo «iniziava ad aggredire l’arbitro con una serie ripetuta e violenta di calci alle gambe e colpi in volto, lo afferrava dalle mani, girandogliele con forza e violenza, continuando negli insulti “merda! sei una merda!”». Quindi, l’arbitro urlando ad alta voce, ha chiesto aiuto «ed in suo soccorso accorrevano i dirigenti della società Pernocari». Solo a questo punto «l’energumeno abbandonava lo spogliatoio e dopo un po’ l’arbitro lasciava l’impianto sportivo».

Al ritorno a casa, «l’arbitro, accusando dei dolori in varie parti del corpo, si faceva visitare dal medico di guardia medica, che consigliava approfondimento diagnostico che veniva eseguito il giorno successivo presso l’ospedale di Reggio Calabria, che riscontrava contusione, distorsione del gomito sinistro e prescrizione stecca gessata per 15 giorni salvo complicazioni».

Le responsabilità

Il giudice sportivo spiega che «la ricostruzione del grave episodio di violenza accaduto può con tranquillità essere affidato al narrato del referto arbitrale e del suo supplemento che trova riscontro negli allegati certificati medici che confermano le violenze e la natura delle lesioni patite».

Dovendosi attribuire una paternità all’accaduto in termini di giustizia sportiva «vi è innanzitutto da evidenziare una intrusione abusiva all’interno del terreno di gioco anche se a fine partita, però con tutti i partecipanti alla gara ancora al suo interno; vi è anche, che una persona non autorizzata si è potuta non solo avvicinare ma addirittura, penetrare indisturbato all’interno degli spogliatoi e finanche a quello riservato al direttore di gara».

Mancata idonea sorveglianza

Si fa quindi notare che «i carabinieri sono intervenuti successivamente a distanza di tempo dall’aggressione a seguito della chiamata dell’arbitro». Emerge quindi «una responsabilità della società ospitante per la mancata ed idonea sorveglianza dell’impianto, del terreno di gioco e degli annessi spogliatoi». Ritenuta responsabile anche la società Filandari per il gesto «attribuibile senza alcun dubbio ad un proprio sostenitore allo stato non identificato ma ad essa riconducibile dagli insulti profferiti ove ha dimostrato di avere un interesse».

Le responsabilità della società

Analizzando la vicenda, le società sarebbero «venute meno a precisi obblighi e doveri di lealtà e probità sportiva in merito ad una adeguata condotta di prevenzione di atti violenti. L’essersi disinteressati del fatto o il non essersi accorti di quanto stava avvenendo fino alle invocazioni urlate di aiuto dall’arbitro, non elimina la sleale condotta delle due società».

Le squalifiche

Il giudice sportivo ha quindi inflitto l’ammenda di 200 euro al Pernocari e di 400 euro al Filandari. Inoltre ha squalificato per una giornata il campo del Pernocari e per due quello del Filandari. La società del Filandari è stata quindi sanzionata con 2 punti di penalizzazione. Infine, visto quanto accaduto e siccome potrebbero emergere ulteriori profili di responsabilità, si demandano gli atti alla Procura Federale in sede per quanto di competenza, in ordine al riconoscimento dell'autore dell’atto di violenza ed altre eventuali responsabilità.