L’arresto della criminologa Angela Tibullo è solo la punta dell’iceberg. Sono tantissimi infatti, i casi in cui la donna, in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e intralcio alla giustizia, si sarebbe prodigata per le cosche Grasso e Pesce di Rosarno, e i Crea di rizziconi. Gli inquirenti la definiscono «costantemente e proficuamente impegnata nel far ottenere ai propri "assistiti" indebiti vantaggi penitenziari».

 

L’obiettivo era uno: dovevano lasciare a tutti costi il carcere. Ma per farlo, stando all’inchiesta "Ares", codotta ieri dai Carabinieri del comando provinciale reggino e del gruppo di Gioia Tauro, su coordinamento della  Dda, la donna si avvaleva di medici, consulenti e persino agenti della penitenziaria. E proprio su queste altre figure che adesso gli inquirenti puntano la lora attenzione. Il gip, che ne ha ordintato l’arresta parla di «un vero e proprio "sistema" criminale gestito dalla Tibullo, il cui principale core business è costituito dall'offrire ai detenuti (molti dei quali di estrazione 'ndranghetistica) benefici penitenziari non dovuti». Per farlo però occorrevano, perizie mediche false attraverso "mazzette" da passare ai professionisti. Poi si informavao i vari detenuti attraverso il sistema dell’ "ambasciate". Nelle intercettazioni tantissimi sono i contatti che la criminologa aveva gli ambienti della penitenziaria, in particolare con due agenti in servizio al carcere romano di "Rebibbia" i quali l'avrebbero aiutata nella gestione dei rapporti con i detenuti. E proprio questi contatti e legami adesso sono al vaglio dell'autorità giudiziaria.