La criminologa e il tentativo (fallito) di far scarcerare il boss Teodoro Crea

Angela Tibullo, la consulente che aspirava a diventare la “regina della penitenziaria” finita in manette nell’ambito dell’operazione Ares 2. Avrebbe anche veicolato all’esterno delle carceri i messaggi dei detenuti e si sarebbe addirittura prodigata anche per reperire le abitazioni dove far trascorrere le misure alternative al carcere

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di Manuela Serra
2 agosto 2018
14:42

Secondo gli inquirenti l’obiettivo era far scarcerare Teodoro Crea, ritenuto al vertice dell’omonima cosca, e detenuto in regime di 41 bis. Per raggiungere il suo scopo, Angela Tibullo, criminologa raggiunta questa mattina da un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione Ares2 , avrebbe offerto o promesso un’adeguata “ricompensa” al perito d’ufficio nominato dal Tribunale per il Riesame di Reggio Calabria allo scopo di fargli redigere una falsa perizia nell’interesse di Teodoro Crea al fine di riconoscere l'incompatibilità con il regime carcerario.


Offerta però che sarebbe stata rifiutata dal perito che avrebbe depositato l'elaborato peritale in cui affermava la compatibilità delle condizioni di salute di Teodoro Crea con il regime della detenzione carceraria e inviato contestualmente alla Procura una relazione nella quale venivano indicate le condotte tenute proprio da Angela Tibullo. «Durante il pranzo - si legge negli atti finiti poi nell’ordinanza di applicazione di misura cautelare - la Tibullo mi ha sollecitato reiteratamente una perizia favorevole al suo assistito, dicendomi che se fosse riuscita a far scarcerare il Crea sarebbe divenuta la "regina della penitenziaria". Dopo aver terminato il pranzo, divenne più esplicita, dicendomi che avrebbe saputo compensarmi adeguatamente, ove avessi aderito alle sue richieste di valutare le condizioni del Crea incompatibili con il carcere. Per invogliarmi ad accettare la sua proposta, mi specificò che tanti altri periti avevano accettato le sue richieste e nessuno di loro era rimasto insoddisfatto della ricompensa ricevuta».



Per gli inquirenti «non possono sussistere dubbi in ordine al fatto che la condotta delittuosa (di Angela Tibullo ndr) sia stata posta in essere con la finalità di agevolare la cosca Crea». E non solo la cosca Crea. Diversi sono infatti gli episodi contestati alla consulente che si sarebbe prodigata in favore degli affiliati detenuti al fine di far ottenere loro la scarcerazione per incompatibilità con il regime carcerario, tramite la redazione di false consulenze di parte e mediante la corruzione dei periti d'ufficio, nominati dall'autorità giudiziaria per valutare lo stato di salute dei detenuti e veicolando all'esterno delle strutture carcerarie le ambasciate dei detenuti, favorendone la scarcerazione sollecitando il rilascio del braccialetto elettronico, raccomandandone il trasferimento in case circondariali in cui la stessa vanta maggiori possibilità di manovra, interessandosi del reperimento degli immobili da indicare nelle istanze di applicazione degli arresti domiciliari, nonché fornendo ogni altra forma di ausilio ed assistenza agli intranei ai sodalizi mafiosi.

 

È quanto emergerebbe dalla già citata vicenda della (tentata) scarcerazione del detenuto Teodoro Crea, nella vicenda cautelare di Rosario Grasso, e ancora in occasione del trasferimento del detenuto Girolamo Turone. In tutte le occasioni l'indagata - si legge ancora nell'ordinanza - non solo minaccia di escludere da successivi "affari" i professionisti che dimostrano di non rispettare le indicazioni dettate ma si sarebbe spinta sino a redarguire i soggetti che non ottemperano alle sue disposizioni e non si adeguavano ai suoi canoni di condotta.

La criminologa dovrà ora rispondere di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, corruzione in atti giudiziari e intralcio alla giustizia, con l'aggravante di aver commesso il fatto al fine di favorire o agevolare la cosca.

 

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Giornalista
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