Il processo

Maysoon Majidi è libera: il Tribunale di Crotone scarcera l’attivista curda dopo 10 mesi in cella

Decisione del collegio dopo le testimonianze raccolte dalla difesa e la riproduzione di una serie di video che sembrano dimostrare che la donna non è una scafista. Sono venuti meno gli indizi di colpevolezza. La soddisfazione dell'avvocato

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di Redazione Cronaca
22 ottobre 2024
21:21
Maysoon Majidi (foto di Giuseppe Pipita)
Maysoon Majidi (foto di Giuseppe Pipita)

Maysoon Majidi è libera: sorride alla camera e fa il gesto della vittoria. La decisione è stata presa dal Tribunale di Crotone al termine della lunga udienza di oggi: dopo aver ascoltato i testi della difesa e visionato alcuni video da cui è parso chiaro che l’attivista curda non fosse una scafista, il suo avvocato Giancarlo Liberati ha chiesto al collegio (presidente Edoardo D'Ambrosio) la scarcerazione immediata e l’istanza è stata accolta.

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La decisione del tribunale è stata presa in considerazione del fatto che, alla luce delle dichiarazioni fatte dai testimoni, sono venuti meno gli indizi di colpevolezza a carico della ventottenne.
Dopo mesi di sofferenza e di richieste di liberazione respinte, Majidi può attendere l’ultima udienza da donna libera, status che sperava di raggiungere quando ha intrapreso il proprio viaggio dall’Iran verso l’Occidente prima di dover rispondere all’accusa di essere una trafficante di uomini.
La scarcerazione attesa non è ancora l’esito finale della vicenda giudiziaria: la prossima udienza è in programma per il 27 novembre e, in quella occasione, dovrebbe arrivare la sentenza.


L'avvocato Liberati: «Assoluta mancanza di indizi»

«Siamo particolarmente soddisfatti - ha detto all'Ansa l'avvocato Liberati - del fatto che il Tribunale abbia accolto la nostra istanza, concordando con noi sull'insussistenza degli indizi a carico di Maysoon Majidi».
L'avvocato Liberati era intervenuto, nel corso dell'udienza di oggi del processo a carico dell'attivista curda, durata otto ore e nel corso della quale sono stati sentiti i testimoni citati dalla difesa, chiedendo non più gli arresti domiciliari, con braccialetto elettronico, per la sua assistita, come aveva fatto in un primo tempo, bensì l'assoluzione e la rimessione in libertà per «assoluta mancanza di indizi». Tesi che è stata accolta dal Tribunale.

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