Eseguita, da parte del personale della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, una maxi-confisca di beni, nei confronti di un imprenditore di primo piano della Piana operante nel settore oleario, Vincenzo Oliveri, ma con proiezioni di tutto rilievo anche nel comparto alberghiero, in quello immobiliare e dei servizi, in Calabria (piana di Gioia Tauro e provincia di Catanzaro), in Abruzzo e in Toscana.


I beni sequestrati - L’intero patrimonio sottoposto a confisca, stimato in oltre 324 milioni di euro, è costituito dal patrimonio aziendale e societario di numerose società, immobili, autoveicoli e rapporti finanziari.

 

Vincenzo Oiveri, figlio del defunto Matteo Giuseppe Oliveri, è fratello di Antonio, da tempo stabilitosi in Abruzzo, con cui è socio in numerose iniziative imprenditoriali ed insieme ai quali, sin dagli anni ‘80 è stato coinvolto in numerosi procedimenti penali che hanno interessato in particolare le numerose aziende ì Gruppo Oliveri, per la commissione di reati associativi finalizzati alla truffa aggravata, frode in commercio, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti strumento prediletto per ottenere indebitamente i contributi, erogati nel settore agricolo, per la produzione, lavorazione e commercializzazione dell’olio d’oliva.

 

L'imprenditore, con il fratello e il padre, fu arrestato, unitamente ad altre tre persone nel 2010 dal Gip del Tribunale di Palmi (RC), per i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata, in ordine all’indebita percezione di contributi erogati dall’Unione Europea. Nel medesimo contesto fu sequestrato l’intero patrimonio del Gruppo, stimato in circa 700 milioni di euro, che venne successivamente mantenuto solo per la parte, quantificata in quasi 18 milioni di euro, corrispondente al profitto del reato.