FOTO-VIDEO | Breve viaggio alla scoperta degli stati d'animo dei ragazzi alle prese con la prova orale davanti la commissione. Striscioni goliardici esposti davanti all'Istituto Monaco
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di Salvatore Bruno
Per il secondo anno consecutivo il Covid ha imposto le sue inedite liturgie ai maturandi: niente prove scritte ma solo un esame orale con una discussione davanti ad una commissione presieduta da un docente esterno, improntata sul programma dell'anno scolastico e su un elaborato prodotto dai ragazzi.
Notte prima degli esami
Il tempo scandisce i colloqui, ma all'esterno degli istituti, questa mattina, a Cosenza, non si coglieva particolare agitazione. Due striscioni affissi davanti all'Istituto Antonio Monaco ed alcune bottiglie di birra abbandonate sul muretto di recinzione dell'attiguo liceo Scorza, lasciano intendere che la notte prima degli esami sia stata comunque di festa e di buon auspicio.
Gli ultimi ripassi e l’emozione
All'ingresso dello scientifico di Viale Mancini, Chiara della quinta H è ancora alle prese con gli ultimi ripassi. Il suo appuntamento è alle 10,30. Con lei l'amica Marika che l'esame lo sosterrà l'anno prossimo forse, si spera, in condizioni tra virgolette normali.
A poca distanza un gruppo di maturandi del "Monaco", con Eugenio in procinto di entrare e gli amici Daniele, Luca, Asia, Ciro e Corrado, sentono salire la tensione, ma fino a un certo punto: «Siamo alla conclusione di un anno complicato - dicono - Adesso è giunto il momento di raccogliere quanto seminato. Convivere con la pandemia non è stato semplice e nemmeno seguire le lezioni a distanza. Per fortuna sembra che il peggio sia passato. L'esame? Forse è meglio affrontarlo in presenza con questa formula che consente comunque di effettuare una panoramica generale sull'intero programma. Se sia più o meno semplice rispetto alle prove miste, quelle scritte e orali, non possiamo dirlo perché non abbiamo l'esperienza necessaria» aggiungono mentre continuano imperterriti a scorrere gli elaborati ed a ripetere l'un l'altro formule e concetti.
Pochi genitori
Non si scorgono invece genitori, quelli che solitamente si accampavano all'esterno delle scuole in particolare durante il tema, magari per offrire un aiuto al limite dell'illecito in caso di necessità. Quest'anno mancano all'appello, almeno per quanto si vede davanti ai principali istituti secondari di Cosenza. Solo al "Quasimodo" c'è una zia ad aspettare pazientemente che il nipote compia il rito: «Sono venuta io - ha detto - Perché il ragazzo ha vietato ai genitori di presenziare: troppa ansia». Meglio così.
Tra brindisi notturni e ripassi last minute
di Alessia Principe
Un bacio prima di entrare, due sguardi, una firma sul registro. Il suo ragazzo l’aspetterà fuori, le sorride, solleva il pollice, si sistema la mascherina. «Va prima lei, fa da cavia» scherza un’amica della prima esaminanda, si abbracciano in tre, si staccano e poi si riavvicinano. «Andrà bene».
Denise, diciotto anni, non ci ha dormito. «Ho paura di aver dimenticato tutto, pendo tra il terrore e l’emozione». Sua mamma è dietro di lei. La mano sulla borsa stretta alla cinghia, non parla, sussurra. Al liceo scientifico Pitagora a Rende dietro la cancellata pochi studenti alle otto e trenta del mattino. Ognuno con la sua tesina, il computer nello zainetto, un po’ di felicità negli occhi. In cortile qualche bottiglia vuota di spumante, i resti di lanterne cinesi fatte volare la sera prima per dare l'addio alla scuola.
«È bello fare l’esame in presenza, dopo un anno così, attaccati allo schermo, sempre in Dad, almeno l’ultimo saluto con i professori oggi ce lo diamo faccia a faccia». Francesco è elegante, pantalone nero, camicia bianchissima, riccioli scuri. È uno studente del Gioacchino da Fiore, il liceo classico, ha preparato una tesina sulla libertà nel mondo greco e latino e sa il fatto suo. «Sì l’emozione c’è, quella giusta per affrontare un esame. Lo sappiamo tutti che è stato un anno complicato ma ora siamo qui». Qui è la partenza verso il futuro.
Alessandro, dell’Itc Cosentino è di poche parole, sua mamma è più tesa di lui. «È già iscritto all’Università, ha passato i test» lo dice con orgoglio. Alessandro le fa segno, «non c’è bisogno mamma…». Lo aspetta la facoltà di Ingegneria informatica, sogna di fare il programmatore. «Non sono in ansia. Che ho fatto ieri sera? Ho dormito».
Al Pitagora il commissario saluta la prima studentessa della giornata, accomodata dietro lo schermo di plexiglass. «Stia serena e si ricordi che questo è un momento che non dimenticherà mai più». Denise annuisce, ha quel pizzico di paura che accompagna sempre le cose importanti, come questo momento: il primo giorno del resto della vita.