Martina Morelli aveva solo 23 anni. È deceduta lunedì nella sua abitazione di Calalunga, frazione di Montauro, nel Catanzarese, in attesa dell'ambulanza con medico a bordo, arrivata dopo circa 20 minuti dalla chiamata dei genitori alla centrale operativa: «Il fatto accaduto, che andrà accertato con l'autopsia, può essere nato dal fatto che l'ambulanza di Montepaone era purtroppo quella sera senza medico a bordo ed è dovuta accorrere da Isca un'ambulanza medicalizzata - spiega il medico del 118 e delegato provinciale Sindacato medici italiani, Saverio Ferrari -. C'è da mettere anche in conto la viabilità particolarmente disagiata specialmente nei periodi estivi, per cui il mezzo ha impiegato quasi 20 minuti. Dopo 20 minuti, quando siamo di fronte ad un arresto cardiaco, è praticamente impossibile recuperare la situazione. Dopo l'autopsia capiremo quello che è realmente accaduto ma al di là del fatto specifico il servizio al momento è totalmente inefficiente».

Un servizio inefficiente

Una circostanza dunque che ha gettato la famiglia nella disperazione, che ha lasciato sgomenta un'intera comunità e allo stesso tempo ha riacceso i riflettori sullo stato comatoso del servizio dell'emergenza urgenza dell'Asp di Catanzaro. «Lo stato comatoso attuale del servizio 118 dell'Asp di Catanzaro ha origini antiche - aggiunge Ferrari - e quindi col passare del tempo si è determinata una desertificazione del servizio stesso con decine di colleghi che hanno abbandonato per problemi avuto con l'Azienda Sanitaria provinciale. Per cui 3 ambulanze sono state demedicalizzate nel corso di questi ultimi 4 anni e le 11 rimaste sul territorio, purtroppo per carenza di medici (siamo in tutto una quarantina) hanno decine e decine di turni scoperti e così sull'ambulanza rimane l'infermiere e l'autista».

Responsabilità da accertare

Intanto, in attesa dell'esame autoptico sul corpo della giovane disposto dalla Procura di Catanzaro, restano diversi interrogativi a cui bisognerà dare delle risposte fermo restando che per il sindacato dei medici italiani, non vi è alcuna responsabilità da parte degli operatori del 118, vittime essi stessi dell'inefficienza del servizio: «Per cui si rischia sempre che possa succedere qualcosa che rimane privo di responsabilità da parte degli operatori del 118 che utilizzano i mezzi che hanno a disposizione, come accaduto l'altra sera. I colleghi della centrale hanno tempestivamente mandato l'ambulanza di Montepaone senza medico allertando contemporaneamente quella di Isca che fortunatamente aveva il medico. Di più, umanamente, è impossibile fare. Quindi le responsabilità sono politiche: abbiamo una politica completamente sorda rispetto ai vari gridi di dolore che abbiamo lanciato noi operatori negli ultimi 4 anni. E qua non si tratta neanche di colpevolizzare l'attuale presidente che essendo anche commissario sta facendo veramente poco per il 118, ma anche tutti i suoi predecessori almeno a partire dal 2010. stiamo parlando di 13 anni di assoluto disinteresse da parte della politica regionale ma anche da parte dei vari amministratori e sindaci, ma anche onorevoli e senatori del territorio».

Quali soluzioni?

«Questa non curanza e non considerare questo servizio importantissimo a livello territoriale ha determinato purtroppo diverse situazioni particolari. Nel Lametino abbiamo avuto circa un anno fa il decesso di un anziano collega per il quale non c'è stato nulla da fare: è stato portato in ospedale con mezzo proprio dalla guardia medica. Siamo tornati praticamente agli anni '70 quando si partiva con la macchina, il fazzoletto e il clacson per arrivare il prima possibile in pronto soccorso. Il problema quindi va risolto innanzitutto a livello politico e poi le Aziende potranno far qualcosa per implementare l'organico delle varie ambulanze oppure, l'unica soluzione, assumendosene la responsabilità, è quella di a limite demedicalizzare totalmente il servizio, il che a mio avviso sarebbe una follia, però se si continua così si arriverà piano piano a una demedicalizzazione non voluta dalla politica ma determinata dall'allontanamento di tutti i medici che stanno nel servizio considerando che attualmente l'età media è molto alta: la maggior parte oscilliamo dai 55 ai 65 anni di età. È un lavoro faticoso e va quindi reso appetibile per i giovani medici che invece purtroppo vedendo la situazione e il disinteresse da parte della politica non si avvicinano a questo lavoro che è sicuramente molto bello, molto vario ma anche molto faticoso sia da un punto di vista fisico che psicologico». Parenti e amici rivolgeranno a Martina l'ultimo saluto giovedì alle 16.00 nella Basilica dell'Immacolata di Catanzaro.