Dodici distinti capi d’imputazione. Una sfilza di reati, alcuni dei quali anche piuttosto pesanti. Tutti commessi – secondo l’accusa – nell’esercizio delle sue funzioni. Sarà un processo molto lungo e complesso quello che attende il maresciallo dei carabinieri Pasquale Forte, 40 anni, in servizio all’epoca dei fatti contestati alla stazione di Molochio, sulla piana di Gioia Tauro. Il sottufficiale deve rispondere di falsità ideologica, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri; concussione; abuso d’ufficio; minacce. E poi anche di reati previsti dal codice penale militare di pace, come: violata consegna aggravata; minaccia ad inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri; minaccia ad inferiore continuata.

La falsificazione dell’ordine di servizio

Tutto prende avvio dalle dichiarazioni dei militari guidati da Forte, le cui parole trovano compendio in cinque note della Compagnia Carabinieri di Taurianova, ma anche negli atti trasmessi alla procura militare di Napoli.

Il primo gruppo di reati contestati al maresciallo riguarda un ordine di servizio del 10 febbraio 2016, relativo alle attività di pattuglia effettuate con un altro militare. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Palmi, il carabiniere attestò falsamente di aver effettuato un controllo all’interno di una macelleria. Alla stessa ora, però, la pattuglia era ferma nei pressi di un bar, dove il maresciallo parlava con il sindaco facente funzioni di Molochio, per ragioni squisitamente personali. Del resto, risulta come, proprio nell’ora indicata, la macelleria fosse chiusa. Tali anomalie furono evidenziate dal militare che formava la pattuglia e indussero Forte a distruggere, sopprimere o occultare l’ordine di servizio. Cosa fare, dunque, per rimediare? Per i pm, il carabiniere ne fabbricò un nuovo esemplare, correggendo gli orari dei controlli, per renderli compatibili con i rilievi del collega.

La violata consegna aggravata

E sempre con riferimento al medesimo ordine di servizio, per il maresciallo Forte scatta anche l’accusa di violata consegnata aggravata. Perché quel giorno, secondo quanto disposto dalla Compagnia carabinieri di Taurianova, la pattuglia avrebbe dovuto fare un controllo all’interno del Comune di Molochio, per sincerarsi dell’eventuale presenza in loco del sindaco sospeso Beniamino Alessio, all’interno degli uffici. Il controllo, però, si estrinsecò soltanto in un passaggio all’esterno. Oltre ciò, il militare attestò anche di aver effettuato dalle 13.20 alle 14.55 sei controlli in altrettanti luoghi distinti. Tuttavia, come emerge dagli atti d’indagine dalle 13.20 alle 14.50, Forte era intento a discutere con il sindaco f. f. Miceli, interrompendo così il servizio.

La concussione con minaccia verso il collega

E secondo quanto hanno appurato gli investigatori, Forte doveva aveva un rapporto intenso con la politica in generale e con gli amministratori di Molochio in particolare. Dai capi d’imputazione si evince come il maresciallo prospettò ad un carabiniere in ferma quadriennale il mancato passaggio in servizio permanente qualora avesse redatto una propria relazione di servizio in merito al controllo eseguito al Comune di Molochio il 18 gennaio 2016, circa la presenza del sindaco sospeso Beniamino Alessio. Lo costrinse poi a promettere di firmare a proprio nome una relazione di servizio, redatta dallo stesso maresciallo Forte, in cui venivano omessi numerosi particolari riguardanti i fatti accertati a seguito del controllo del 18 gennaio. Secondo l’accusa, queste condotte furono finalizzate a favorire il sindaco Alessio, a seguito della sospensione intercorsa dopo la condanna per il reato di abuso d’ufficio. L’obiettivo era occultare la presenza indebita del sindaco negli uffici comunali.

L’invito a presentarsi per ragioni… personali

La lunga lista dei capi d’imputazione comprende anche faccende diverse. Come l’accusa di abuso d’ufficio. Forte, infatti, secondo i pm, in violazione di legge, procurò ad un cittadino un ingiusto danno consistito nella notifica di un invito a presentarsi alla stazione carabinieri di Molochio, per poi discutere con l’uomo di questioni meramente personali «così intenzionalmente procurando alla vittima l’umiliante costrizione di presentarsi in caserma senza una giustificazione». Un atteggiamento vissuto dal cittadino come conseguenza di un atteggiamento di vessazione. A ciò si aggiunge l’accusa di minacce, in quanto il maresciallo disse all’uomo, una volta giunto in stazione, che «gli avrebbe fatto passare tanti guai, anche se poi sarebbe stato assolto».

Contravvenzioni senza motivo… agli oppositori

Anche un appuntato finì nelle mire del maresciallo. Al militare fu prospettato un ipotetico trasferimento per incompatibilità ambientale, per costringerlo a commettere un atto contrario ai propri doveri, ossia elevare contravvenzioni nei confronti di un consigliere di minoranza del Comune (e dunque oppositore del sindaco sospeso Alessio) e di un collaboratore scolastico, che riportò voci sul malcontento in paese circa la partecipazione della moglie del maresciallo al concorso bandito dal Comune, per l’assunzione di un agente di polizia municipale.

Guai a voi se…

Da ultimo, ecco le minacce continuate ai sottoposti. Dapprima quelle al medesimo appuntato di cui sopra, al quale fu ventilato l’abbassamento della valutazione caratteristica, se non si fosse attenuto scrupolosamente alle sue disposizioni o se avesse continuato a frequentare o assecondare altri due colleghi. Ad altri due militari, invece, arrivò la minaccia nell’ultimo giorno di servizio a Molochio. Disse loro che sarebbero stati rovinati, qualora Forte avesse appreso di qualche relazione contro di lui, determinandone il trasferimento.

 

Il gup di Palmi, letti tutti gli atti del fascicolo, ha quindi disposto il rinvio a giudizio per il maresciallo, difeso dall’avvocato Michele Novella, per il 20 dicembre prossimo, davanti al Tribunale in composizione collegiale. Sarà in quella sede che le accuse mosse nei confronti  del maresciallo Forte dovranno essere provate. Se così dovesse essere, il sottufficiale dell’Arma rischia una pesantissima condanna.

 

Consolato Minniti