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Una ndrangheta che giova del fatto che l’attenzione si sia spostata e che si sta riorganizzando sotto altre forme, meno classiche, quelle che, insomma, latitano negli ormai triti e ritriti libri sulla mafia.
E’ questa, in estrema sintesi, la riflessione di Rocco Mangiardi, imprenditore lametino, che non solo ha denunciato i suoi aguzzini, coloro che gli chiedevano il pizzo, ma è stato anche il primo ad avere il coraggio di indicarli in tribunale.
«E’ ormai da qualche mese, a parer mio, che non si parla più di 'ndrangheta in Calabria. E’ quasi come se la 'ndrangheta non fosse mai esistita, è quasi come se in Calabria, questa "Montagna di Merda" fosse stata definitivamente debellata» scrive sulla sua bacheca di facebook.
Ma le cose non stanno così, spiega Mangiardi, prima membro dell’associazione antiracket e ora di Libera, da anni sotto scorta: «la 'ndrangheta, in questo momento di distrazione popolare si sta riorganizzando, facendo gli affari migliori di tutta la sua storia. Apre i "compra oro", apre i suoi sportelli al credito chiamati “finanziarie”, lava i soldi sporchi reinvestendoli nei posti più belli e lussuosi del globo. Credo – riflette l’imprenditore - che il popolo calabrese, sia stato volutamente o, forse, non volutamente, distratto da altre tematiche propinate nella giusta dose, come fosse una medicina per dimenticare un passato che non è mai passato e dove invece, nel presente quella "Montagna di Merda" sta diventando più alta dell’Everest».