Una intercettazione svela come l'avvocato sapesse degli arresti con almeno 20 giorni d'anticipo e l'avesse riferito alle cosche vibonesi collegate ai De Stefano
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L’avvocato Giancarlo Pittelli sapeva dell’operazione “Mammasantissima” con almeno 15 o 20 giorni d’anticipo. È ciò che emerge dalle carte dell’inchiesta “Rinascita Scott” eseguita nei giorni scorsi dalla Dda di Catanzaro.
La figura di Pittelli nell'inchiesta
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La circostanza, abbastanza inquietante, viene fuori grazie all’intercettazione delle conversazioni fra Giovanni Giamborino e Rosario La Bella, all’indomani degli arresti operati dalla Dda di Reggio Calabria.
La Bella, infatti, domanda a Giamborino: «Hai visto che a Scopelliti sono andati a perquisirgli la casa?». E Giamborino risponde confidandogli di aver appreso questa notizia in anticipo, assieme a Salvatore Giuseppe Galati, proprio dall’avvocato Pittelli, quando si erano incontrati con quest’ultimo, «15-20 giorni prima».
Una circostanza che, per gli inquirenti, è utile a riscontrare l’incontro avvenuto il 2 luglio, nei pressi del T-Hotel fra Giamborino, Galati e Pittelli.
«Ma io già lo sapevo – riprende Giamborino – non te l’avevo detto che l’arrestano… anzi gli è andata bene ancora lo arrestano… Io lo sapevo da 15 giorni, 20 giorni che lo sapevo, per Sarra, per Caridi, per Scopelliti, questo… Scopelliti… È da 20 giorni che lo so io… lo sapevo pure Pinocchio (Galati, ndr) che ce l’ha detto l’avvocato Pittelli quella mattina che siamo andati… hai capito?».
Tale episodio, scrivono i giudici, è «sintomatico della capacità di Pittelli di venire a conoscenza, in anticipo, di operazioni di polizia, anche di estrema delicatezza e importanza, come “Mammasantissima”». Una considerazione che non può che trovare concordi e allarmare.
Chi ha fornito all’avvocato Pittelli informazioni così dettagliate, stando a quanto riferiscono i conversanti, circa l’esecuzione di un’operazione storica per la città di Reggio Calabria? Esiste una talpa all’interno degli uffici giudiziari che ha consentito una fuga di notizie così clamorosa? È pensabile che esponenti delle cosche vibonesi, in diretto contatto con la cosca De Stefano (oggetto di buona parte dell’inchiesta) possano essere a conoscenza di informazioni così dettagliate?
Da quel che si apprende, Giancarlo Pittelli, noto avvocato ed ex parlamentare, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip. Nei suoi riguardi, il giudice ha addirittura ritenuto sussistente una condotta ascrivibile al reato di associazione mafiosa e non solo di concorso esterno. Secondo il gip Pittelli «ha condiviso le modalità di conduzione della cosca, aderendo alla “politica gestionale” di Luigi Mancuso».
Insomma, Pittelli sarebbe «l’affarista massone dei boss della ‘ndrangheta calabrese». Ed è proprio grazie a queste sue entrature istituzionali che Pittelli ha saputo con anticipo dell’inchiesta “Mammasantissima”.
Entrature sulle quali c’è ancora tanto da approfondire.