Faranno l’ultimo viaggio insieme Stefania, Cristian e Nicolò. Insieme come sono sempre stati. Legati, legatissimi, in quella famiglia che aveva messo su papà Angelo. Insieme come erano su quell’Alfa Mito quella maledetta sera del quattro ottobre quando un fiume d’acqua ha cancellato il loro nido.

Stefania, trenta anni, aveva appena finito il suo turno di lavoro in un call center sito nell’area industriale. Era salita a Curinga a prendere dalla suocera i suoi piccoli. Cristian, sette anni, e Nicolò, due anni. Dovevano rientrare a casa a Gizzeria, in località Mortilla. Non si sa di preciso che cosa si accaduto, ma sulla strada del ritorno, prima ancora di arrivare al centro abitato di San Pietro Lametino, in quel susseguirsi di curve, il livello delle piogge ha fatto esondare il torrente Cantagalli e Stefania non sarebbe più riuscita a tenere il controllo della macchina. Sola, con due bimbi, avrebbe telefonato anche al marito per chiedere aiuto, decidendo poi di scendere dall’autovettura.

 

È da quel momento che di loro si perdono le tracce. La mattina con il sole ormai alto e le nubi diradate scatta il tam tam sui social e partono le ricerche. La macchina viene ritrovata abbandonata, sul sedile posteriore lo zainetto di Christian, nei cerchioni delle ruote rami e vegetazione. Dopo poche ore l’amaro epilogo. Stefania e Christian verranno ritrovati ormai morti a diverse centinaia di metri dall’autovettura, trascinati via dalla furia dell’acqua e del fango. Inizia un nuovo dramma. Non ci sono tracce di Nicolò, il bimbo più piccolo.

 

E così mentre sui luoghi della tragedia si precipita anche la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberta Casellati, la Procura apre un’inchiesta per omicidio plurimo. La zona del ritrovamento di Stefania e Christian diventa la cosiddetta “zona rossa”. Qui si riversano decine di vigili del fuoco, militari, uomini della Protezione Civile e della Croce Rossa ma soprattutto decine di volontari. Armati di badili e vanghe, edotti dalle istruzioni che vengono loro date, iniziano a battere l’area palmo a palmo, dal luogo del ritrovamento della mamma e del piccolo Christian fino alle aree circostanti. Nessuno si risparmia, molti cittadini mettono anche mezzi privati, piccole ruspe, escavatori. Le ricerche sono spasmodiche. Anche la notte non si fermano. Arrivano tecnici del Cnr specializzati in ricerche georadar e il nucleo dei Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto. Ma nulla. A

 

d una settimana esatta dalla scomparsa e a poche ore dalla celebrazione dei funerali della mamma Stefania e del fratello maggiore, due volontari ritrovano il corpicino. È incagliato in delle radici. Si trova a 500 metri di distanza dal punto in cui era stata trovata la sua mamma. Finisce l’incubo di un padre senza un corpo su cui piangere. Immediatamente i funerali vengono annullati e rimandati ad oggi affinché affrontino l’ultimo viaggio tutti insieme.

 

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