Ben quattro le ipotesi di reato di peculato a carico dell’ex assessore al personale Massimo Lomonaco, per il quale si ipotizzano anche una sfilza di altri reati: abuso di ufficio, falsità ideologica, induzione indebita a dare e promettere utilità. Secondo le ipotesi di accusa Massimo Lomonaco abusando della sua qualità ed avendo per ragioni del suo ufficio il possesso e la disponibilità della sim del telefono cellulare intestata al Comune di Catanzaro, avrebbe utilizzato l’utenza per proprie esclusive esigenze personali, appropriandosi della somma di 202,96 euro, somma in cui non state incluse una pioggia di telefonate che seppur dirette a soggetti contattati per fini relativi all’Ente, finivano per trasbordare in lunghe conversazioni private. Con l’attenuante che l’allora assessore, avuta contezza dell’indagine, ha provveduto al pagamento delle bollette telefoniche indirizzate al Comune di Catanzaro. Avrebbe inoltre agevolato il rinnovo della carta di identità Ziniga Palomina Yara Marcella chiedendo l’intercessione di due vigili urbani Franco Basile e Stefano Pullano. Ma non senza un ritorno. In cambio l’avrebbe indotta a corrispondergli o comunque promettergli indebitamente una prestazione sessuale, rivolgendole frasi del tipo: “ma io un bacio da te me lo aspetto, perché sto lavorando molto per te”. E ancora avvalendosi della sua funzione avrebbe utilizzato Roberto Politi, dipendente del Comune di Catanzaro, per scopi privati, distogliendolo dalle sue attività per ben quattro volte. Gli avrebbe chiesto di portare la sua Smart ad una carrozzeria per fargli riparare la portiera dell’auto e lo avrebbe spedito da un rivenditore per l’acquisto del pezzo di ricambio e poi alla Concessionaria Mercedes di Lamezia Terme. Durante l’orario di lavoro lo avrebbe mandato a ritirare al posto suo una torta in un bar e mandato a ritirare un certificato per una certa “Maria Grazia” in uno studio legale. In tutto questo Politi non è esente da responsabilità secondo i magistrati Gerardo Dominijanni e Graziella Viscomi, coassegnatari del fascicolo. Quale dipendente del Comune di Catanzaro avrebbe omesso di dichiarare la propria assenza dal servizio, inducendo in errore il Comune sullo svolgimento della prestazione lavorativa, procurandosi un ingiusto profitto rappresentato dalla percezione degli emolumenti lavorativi. Lomonaco risponde anche di falsità ideologica , perché avrebbe attestato falsamente l’insussistenza di cause di incompatibilità alla nomina di assessore al comune, una dichiarazione non corrispondente al vero. Lomonaco ha liti pendenti nei confronti del Comune di Catanzaro, avendo instaurato diversi contenziosi al giudice di pace di Taverna relativi ad impugnazioni di cartelle esattoriali. Ma l’ex assessore al personale non sarebbe stato l’unico ad utilizzare la scheda del Comune per fini personali. Insieme a lui anche l’allora assessore alla Pubblica istruzione Stefania Lo Giudice avrebbe effettuato telefonate private a spese del Comune per un importo di 488, 66 euro, anche qui, non contando le conversazioni telefoniche con dipendenti del Comune che pur attenendo inizialmente il lavoro si prolungavano a dismisura in conversazioni private. Lomonaco insieme alla Lo Giudice in questo caso rispondono di abuso di ufficio in concorso con Giuseppe Cardamone e Paola Rosaria Barbuto. I primi due avrebbero caldeggiato la nomina dell’architetto Barbuto per l’assegnazione di un incarico in Comune, quella di direttore dei Lavori di adeguamento standard Icom Musei Complesso Monumentale San Giovanni con la complicità di Cardamone che avrebbe omesso qualsiasi valutazione relativi ad altri curricula di altri professionisti. E tutto questo in virtù della segnalazione della Lo Giudice che con la Barbuto è legata da rapporti di amicizia e dalla quale ha ricevuto anche l’appoggio elettorale. Una scelta insomma fondata esclusivamente su un rapporto personale che ha consentito all’architetto di percepire oltre 17mila euro danneggiando l’ente comunale. E sempre il rapporto personale che lega la Lo Giudice all’architetto Pietro Folino ha assicurato a quest’ultimo l’incarico della progettazione preliminare di consolidamento per il ripristino dell’agibilità della scuola Mazzini, senza che lo stesso Folino risulti nell’elenco dei professionisti per la progettazione e lavori pubblici del Comune. Un incarico reso possibile grazie a Carolina Ritrovato e Luciano Paparazzo, che hanno prima scelto il professionista poi richiesto il suo curriculum, escludendo a priori la professionalità di altri esperti del settore e consentendo che Folino con questo incarico percepisse un ingiusto vantaggio patrimoniale di 100mila euro. Per loro la Procura ipotizza in questa ipotesi il reato di abuso di ufficio in concorso. Lo stesso meccanismo e per gli stessi fini Lo Giudice, Paparazzo e Ritrovato, l’avrebbero attuato per avvantaggiare Gianmarco Plastino che ha ricevuto l’incarico della progettazione preliminare per il consolidamento statico per i ripristino dell’agibilità della scuola Maddalena, che gli ha fruttato un indebitamento vantaggio di 10mila euro.

 

Gabriella Passariello