«Se oggi le mafie sono più ricche significa, a livello governativo e leggi in vigore, che l'attuale sistema di contrasto non può andare affatto bene. Ecco, quindi, perché il fenomeno, divenuto ormai globale, ha trovato terreno fertile per crescere ed espandersi in maniera esponenziale. Nell'ultimo governo, ad esempio, nella cosiddetta "agenda istituzionale" non ho visto un particolare interesse nel mettere in atto quella che invece era una priorità: il contrasto, anche sotto l'aspetto normativo, alle mafie».

A sostenerlo è stato il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, nel corso di un incontro pubblico organizzato a Gerace, nella Locride, sul tema "A trent'anni dalla strage di Capaci e di via D'Amelio: riappropriarsi delle libertà negate e riconquistare i diritti fondamentali perduti”. A condurre l’evento Paola Bottero, direttore strategico del gruppo LaC Pubbliemme, Diemmecom e ViaCondotti21

Al dibattito hanno preso parte anche Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil e, in videoconferenza, Antonio Nicaso, giornalista saggista e studioso dei fenomeni criminali. «Nell'ultimo anno e mezzo, in particolare - ha aggiunto Gratteri - ho notato, sul piano delle modifiche normative, un forte rallentamento nel cosiddetto contrasto alle mafie. È necessaria, invece, una forte inversione di tendenza altrimenti è inutile, ad ogni evento negativo, pormi la solita domanda: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani prima o poi finirà?”. Non sarà assolutamente così: se pensiamo questo allora posso tranquillamente anticipare e affermare, purtroppo, che la mafia finirà quando l'uomo scomparirà dalla terra».

Sul titolo, a seguito dell'accordo della Regione Calabria con i medici cubani da mandare poi negli ospedali della Calabria, apparso sul giornale britannico The Times («La Calabria è l'hub della mafia»), Gratteri oltre che contrariato è stato abbastanza diretto: «Questi sono giornalisti che non conoscono la Calabria o perché ci sono stati solo alcune ore o al massimo mezza giornata. Quelle del quotidiano britannico - ha concluso il magistrato - sono affermazioni generiche e anche devastanti per l'immagine della Calabria, una regione dove la ripresa, in diversi campi, c'è e si vede. Pure, infatti, sul piano economico sto notando importanti segnali di ripresa».