La donna, che ha deciso di collaborare con la giustizia dopo la condanna patita in "Job Center", ha parlato anche del clan degli italiani, riprendendo un argomento già affrontato in passato: la realizzazione della Metropolitana leggera tra Cosenza e Rende
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Nuova udienza a Lamezia Terme del processo ordinario di "Reset", l'indagine antimafia della Dda di Catanzaro contro la 'ndrangheta di Cosenza e Rende. L'udienza ha visto al centro dell'attività dibattimentale l'esame testimoniale di Anna Palmieri, collaboratore di giustizia, moglie del pentito Celestino Abbruzzese, alias "Micetto". Ha riferito sulle dinamiche criminali del clan degli "zingari" di Cosenza fino al 2018, periodo in cui ha deciso di "saltare il fosso", dopo la condanna definitiva per narcotraffico nel processo "Job Center".
Il pm Corrado Cubellotti ha condotto l'esame della pentita, la quale è partita dai nomi che componevano l'associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti scoperto dalla Squadra Mobile di Cosenza nel centro storico cittadino. E poi ha aggiunto: «L'eroina? Monopolio dei Banana. I fratelli di mio marito si rifornivano a Cassano, mentre la cocaina veniva presa dal "Sistema". Per italiani intendo il gruppo Patitucci-Porcaro, di cui facevano parte Francesco Patitucci, Roberto Porcaro, Francesco Greco, Alessandro Catanzaro, Mario Piromallo, Michele Di Puppo, l'altro nome del fratello non lo ricordo, i fratelli D'Ambrosio, uno si chiamava Adolfo, mentre di Massimo ne ho sentito parlare da mio marito Celestino ma non l'ho mai conosciuto né so qualcosa sul suo conto».
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Anna Palmieri, rispondendo a una domanda del pubblico ministero, ha spiegato le condotte del marito: «Celestino u Montalto faceva estorsioni personali che non confluivano nella "bacinella", Celestino si oppose alle richieste di D'Ambrosio di contribuire». Nella "bacinella" «dovrebbero confluire i proventi illeciti, così suddivisi: 60% italiani, 40% zingari». Le attività illecite dei clan? «Estorsioni, droga e recupero crediti». Sulla cognata Rosaria Abbruzzese, ha detto: «Non si occupava di nulla almeno fino al 2013, quando arrestarono gli altri fratelli, Sottile parlò con lei per vedere come gestire le piazze, ma dopo due giorni scarcerarono il marito Antonio Abruzzese, figlio di Giovanni, e non so se lei continuò ad organizzare il tutto». Anna Palmieri ha sottolineato che «la sostanza stupefacente veniva preparata a casa di mia suocera, Luigina Bevilacqua, con la quale abitavano alcuni fratelli di mio marito».
La pentita ha ricordato poi il viaggio in Germania del marito, già raccontato da "Micetto", nelle precedenti udienze: «Eugenio Satiro è compare di Andrea Greco, nostro parente. Mio marito dopo il 2013, uscì dopo quindici giorni, tornò a casa dicendo che doveva andare in Germania, e non potendo passare dalla Svizzera, fecero un'altra strada recandosi da Satiro, il quale diede 40mila euro. I soldi servivano a comprare una partita di droga. Lui aveva un ristorante ed era attivo nell'attività di compravendite di auto usate», ha detto Anna Palmieri.
La pentita, su richiesta della pubblica accusa, si è soffermata anche sui fratelli Caputo: «L'Agenzia XXL gestiva una serie di eventi, come il concerto di Francesco Gabbani e la Fiera di San Giuseppe. Aveva gli Statuti di sicurezza, il Durc, ma comunque faceva riferimento a Roberto Porcaro. Ad esempio, i guadagni di queste attività venivano divisi tra Luigi Abbruzzese, mio cognato, e Roberto Porcaro». Quest'ultimo, ha spiegato Anna Palmieri, «stava per esplodere colpi d'arma da fuoco contro Carmine Caputo, reo di non aver fatto entrare dei ragazzi in una festa privata. C'era l'accordo infatti che gli "amici" dei clan dovevano entrare nelle discoteche di Cosenza e del Tirreno senza pagare».
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Sempre su Luigi Abbruzzese e Roberto Porcaro ha detto che in realtà «erano diventati un'unica cosa, andavano d'accordo su tutto. Un giorno Celestino chiese al fratello perché c'era questa alleanza e Luigi rispose: "Se il telefono funziona, tu che fai, lo cambi?"», facendo riferimento al fatto che i rapporti tra i due erano buoni dal punto di vista criminale.
Gli altri imputati
Anna Palmieri, infine, ha risposto alle domande del pm sulla conoscenza di vari imputati, come Sergio Del Popolo («che aveva un debito con Vincenzo De Rose e raccoglieva soldi per la Fiera di San Giuseppe»), Francesco De Cicco («mi ha servito un paio di volte per la fognatura di casa»), Antonio Marotta («si occupava di droga ed era vicino sia a Luigi Abbruzzese che a Roberto Porcaro»), Gennaro Presta («si occupava anche lui di droga e aveva rapporti con i cassanesi»), Gianluca Maestri («è stato a casa mia, si occupava di droga ed estorsioni ed era con il gruppo degli "zingari" di Cosenza, i fratelli Banana»), Luigi Bevilacqua, detto "Gino" («il fratello di Cosimo»), Francesco Casella («aveva un'autodemolizione, era una persona a modo, io l'ho conosciuto perché mio nonno faceva lo stesso lavoro di Casella»), Francesco Abbruzzese "Brezza" («lui fa il cantante, ama molto cantare, qualche volta se serviva andava a prendere piccoli pacchetti di droga»), Antonio Colasuonno («gli intestavano qualche auto e gli facevano portare modici quantitativi di droga. Lo definivo un portaborse, accompagnava i fratelli di mio marito»), Claudio Alushi («aveva debiti di droga»), Nicola Bevilacqua («spacciava erba, 2007-2008»), Giovanni Aloise («spacciava droga come Calandrino e Tornelli, lavorava per conto nostro»), Fabrizio Provenzano, Francesco Gualano, Salvatore Ariello, Andrea Bruni («aveva rapporti con mio marito, non ricordo se per cocaina o erba, era un fornitore»), Pasquale Bruni («che io sappia era un fornitore di erba e cocaina per conto degli italiani»), e Alfredo Morelli («sì lo conosco»).
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Metropolitana leggera
Sulla realizzazione (mancata) della Metropolitana leggera, Anna Palmieri ha riferito che «quest'opera doveva partire dai Due Fiumi e arrivare fino a Rende. La ditta doveva dare due milioni di euro da spartire tra italiani, Patitucci, Piromallo e Porcaro, e zingari, parlo dei miei cognati. Una quota andò a Antonio Abruzzese alias Strusciatappine, con i quali i rapporti non erano buoni a causa del ferimento di Rocco Abbruzzese alias Pancione».
Il controesame delle difese
Nel controesame, la prima domanda è stata posta dall'avvocato Gianpiero Calabrese, che ha focalizzato i suoi quesiti su Giovanni Aloise e Nicola Bevilacqua. Poi è stata la volta di Amelia Ferrari, difensore di Massimo D'Ambrosio: «Mai saputo niente su di lui», ha detto la pentita. L'avvocato Fiorella Bozzarello si è concentrata inizialmente sui riti d'affiliazione: «Mio marito formalmente non aveva bisogno di queste cose, Celestino aveva una zona d'estorsione tutta sua, una sorta di "sottobanco"».
La penalista ha chiesto se i due si sono confrontati prima di collaborare: «L'ho visto poche volte e sentito ancora meno, soltanto per la questione dei figli che dovevano andare sotto "protezione"». Focus poi sulla Bravo Agency e l'Agenzia XXL: «Non potevamo competere sulla sicurezza, per quanto riguarda altre cose sì, tipo inserire le guardarobiere nelle discoteche, se loro avessero messo la sicurezza per il locale, svolgevamo ruoli diversi». Su Carmine Caputo: «Mai venuta a conoscenze di condotte "dubbie", sul pestaggio subito ribadisco che è vivo per miracolo e contravvenne a un ordine di Porcaro e Abbruzzese».
A seguire l'avvocato Antonio Quintieri, «Mio marito faceva le estorsioni a Montalto dal 2010 al 2018», ha risposto Anna Palmieri. «Noi eravamo indipendenti, quindi per queste attività non davamo conto a nessuno, nel senso che per le spese dei legali e altro ce le vedevamo noi. La nostra organizzazione è terminata nel 2015 per quanto riguarda la droga, le altre cose sono finite nel 2018». Riguardo a Del Popolo, il tema difensivo è stato quello di far emergere che l'imputato era vittima di usura. «Infatti fu girato il suo debito con De Rose a mio marito, che pagò fino all'ultimo centesimo». Poi le domande dell'avvocato Chiara Penna: «Colasuonno? Non era cosa sua commettere reati, io conoscevo la moglie perché era la mia parrucchiera ed estetista», ha risposto la pentita Palmieri.