VIDEO | Un destino avverso quello del trentanovenne di Fuscaldo. Tre figli, le spese per potersi curare e la decisione di mettere in vendita casa e scooter: ora però ha deciso di chiedere aiuto
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La storia di Giulio Antonucci è di quelle che ti cambiano per sempre, di quelle che ti scavano dentro e che se da un lato ti lasciano rabbia e amarezza, dall'altro ti fanno apprezzare ogni cosa. Come un raggio di sole, una farfalla posata sui capelli o anche solo il fatto di respirare, di essere vivi e sapere di poterlo essere ancora. Cristallo e uragano, forza e delicatezza, amore e dolore, Giulio è tutto questo e non ne fa mistero. Non ha paura di mostrare cos'ha sotto quella corazza di uomo rude e incrollabile, perché quando parla della sua compagna e dei suoi figli non trattiene le lacrime. Giulio ha soli 39 anni ed è molto malato, è provato nel fisico e nella mente, ma non si arrende: «Io voglio vivere e combatterò fino all'ultimo». Per questo Giulio ha deciso di aprire il suo cuore e chiedere aiuto.
La felicità svanita
Giulio ci aspetta seduto a un tavolino, appena fuori casa sua, nel centro storico di Fuscaldo. «Quando 3 anni fa l'ho comprata - esordisce, guardando l'abitazione - mi sembrava di poter toccare la felicità con le mani». E felice, Giulio, lo era davvero. L'aveva comprata da suo zio, dopo anni di sacrifici e un incidente sul lavoro che, nel 1991, lo ha ridotto allo stato vegetativo per un anno e mezzo. Fino a due settimane fa ci viveva insieme al figlio più piccolo, ne ha tre, e alla sua compagna. Poi la malasorte è tonata a bussare alla sua porta.
I 54 tumori
E' l'autunno di un anno e mezzo fa. Giulio nota delle protuberanze al collo e si sottopone a dei controlli. L'esito della biopsia è tutt'altro che confortante: 54 linfonodi maligni, dall'addome al cervello. Giulio cade a terra, insieme a tutte le sue speranze. Ma si rialza, come sempre, come ha imparato a fare da quand'era soltanto un ragazzino. E si sottopone alla chemioterapia, sedute pesantissime, che lo costringono a rimanere su una sedie a rotelle per 6 mesi. Ma si alza anche da lì. La situazione è drammatica ma non si arrende, va avanti, e poi accanto a lui c'è la sua Michela, la donna che gli ha restituito la serenità dopo un matrimonio fallito e che lo sorregge nei momenti bui.
L'ictus alla compagna
Ma Michela, anche lei 39 anni, adesso non c'è, dorme profondamente in un letto dell'ospedale di Cosenza, dopo essere stato colpita improvvisamente da un ictus e a Giulio manca la terra da sotto i piedi. «E' la mia colonna - dice - io senza di lei sono niente, da solo non ce la faccio ad andare avanti». Non mente, da quando la sua compagna si è sentita male Giulio ha smesso di mangiare, dorme pochissimo, circostanze che vanno ad aggravare la sua personale condizione di salute. Durante i giorni di coma non l'ha mai vista, ora i dottori stanno provando a svegliarla e lui vorrebbe essere al suo fianco, ma non può a causa delle restrizioni anticovid. Fissa spesso il telefono, è irrequieto, l'attesa lo sta consumando.
L'accorato appello di Giulio: «Aiutatemi»
Giulio vive con poco più di 600 euro al mese. Quando si è recato al Comune di Fuscaldo per chiedere aiuto economico per le cure, gli è stato risposto che non ci sono fondi disponibili. In compenso gli hanno suggerito di rivolgersi a un'associazione privata che per portarlo in ospedale a Cosenza per le sedute di radioterapia, prende 40 euro a viaggio, a fronte di una spesa di carburante che è circa un terzo della cifra. Ma è costretto ad accettare. Mette in vendita la casa e uno scooter che tanto piace alla sua Michela e che mai vorrebbe vedere andar via. Ma non ha alternative.
La solidarietà di "Cambiamo Insieme"
Giulio si sente impotente di fronte a tale situazione, non riesce a farsene una ragione. Così comincia a parlare, a tirar fuori la sua rabbia, la sua preoccupazione. Capisce che deve chiedere aiuto. Chiama qualche amico, la voce si sparge velocemente, in paese tutti conoscono lui e la storia. E nel giro di qualche ora si fa carico della sua situazione l'associazione politico-sociale "Cambiamo insieme", attiva da tempo sul territorio. «Lunedì, o al massimo martedì - dice uno degli esponenti, Carmine Scrivano - apriremo un conto corrente dedicato per raccogliere fondi per Giulio e la sua famiglia. Ovviamente renderemo tutto pubblico e chiunque potrà contribuire». Basterà quindi scrivere alla pagina facebook dell'associazione per ricevere ulteriori informazioni e capire nel dettaglio come contribuire alla causa.
«Sposerò la mia Michela»
Dopo l'intervista Giulio è un po' più sollevato: «Sapere di non essere solo mi rincuora». Poi chiede: «La mia Michela ce la farà, vero?». Giulio ha voglia di abbracciarla forte e farle sapere che per lei ci sarà sempre. Ma non potendo recarsi in ospedale, pensa di farle una sorpresa. «Voglio registrare un video messaggio, così quando guarirà potrà vedere che la stavo pensando». Premiamo rec: «Se torna a casa la sposo, non posso vivere senza di lei». E poco importa se la malattia la costringerà per sempre su una sedia a rotelle o in un letto. «L'importante - dice con occhi lucidi - è che mi parli». Poi rivela un segreto. «Sono molto devoto a San Francesco di Paola. Credo mi abbia già salvato una volta, spero lo faccia ancora». Purché ci metta del suo: «Combatterò fino all'ultimo respiro, anche se sono stanco e arrabbiato. Lo devo alla mia compagna e ai miei 3 figli». E lo deve a se stesso, alla sua storia di forza e coraggio e alla sua immensa voglia di vivere, nonostante tutto.