VIDEO | Alcune centinaia di persone hanno invaso lo scalo ferroviario di Lamezia per protestare contro la mancanza di certezze sul rinnovo dei contratti. Presente anche il governatore Oliverio: «Indignazione giusta». I sindacati: «Parlamentari calabresi insensibili»
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«Una vita senza certezze, senza poter accendere un mutuo, senza poter comprare un'auto perché non ce la finanziano a rate. La precarietà è devastante». Esplode la protesta dei lavoratori Lsu e Lpu, che questa mattina hanno occupato la stazione ferroviaria di Lamezia. Circa 500 persone hanno invaso i binari per manifestare contro la mancata previsione di deroghe legislative che possano consentire il rinnovo dei contratti in scadenza il 31 dicembre prossimo.
In questi giorni, infatti, non sono arrivate da Roma, dove è in discussione la manovra economica, notizie confortanti in merito alle soluzioni attese e alle nuove risorse indispensabili per consentire la prosecuzione dei rapporti di lavoro che riguardano circa 4.500 persone che operano principalmente nei Comuni calabresi, alcuni da più di vent’anni anni.
L’iniziativa di protesta di questa mattina ha preso le mosse dalla mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil, in vista di una manifestazione da tenere il 14 dicembre nella Capitale. Con questo obiettivo, i sindacati hanno indetto una riunione urgente, che si è tenuta all’Hotel Lamezia, alla luce della mancanza di emendamenti specifici alla manovra economica nel suo passaggio a Montecitorio.
Oliverio: «Richieste giuste»
La protesta in stazione, che comunque non è mai degenerata, è cessata dopo l’arrivo del presidente della Regione Mario Oliverio, che ha ribadito il suo impegno verso la soluzione della vertenza: «Si tratta di 4500 lavoratori che hanno diritto a continuare nel percorso verso la stabilizzazione, un percorso che è stato avviato quattro anni fa grazie a un fondo nazionale di 50 milioni istituito nel 2015 dal governo e dal Parlamento, ai quali noi come Regione abbiamo aggiunto 39 milioni. Oggi, dopo 4 anni, non è ammissibile - ha aggiunto il governatore - che si possa ritornare indietro, perché questi lavoratori hanno diritto al lavoro e soprattutto svolgono servizi essenziali per i comuni e gli enti locali calabresi, che altrimenti non ce la farebbero».
Dalla Regione 39 milioni per la stabilizzazione
Una situazione, in sintesi, che si trascina da anni: «Ieri, in giunta, abbiamo approvato il bilancio di previsione 2019 riconfermando i 39 milioni e addirittura storicizzandoli, destinandoli definitivamente alla stabilizzazione degli ex lsu-lpu». Chiesta l’attenzione delle alte istituzioni: «Abbiamo più volte sollecitato il governo nazionale, ma - ha rilevato il presidente - al momento non c’è certezza, nessuna garanzia, nel senso che non sono stati prodotti atti concreti nella direzione della ricostruzione del fondo. Si chiede questo, e si chiede poi che si consentano le deroghe ai Comuni per attuare la stabilizzazione in una gradualità triennale. Insomma, si tratta di richieste ragionevoli, non si chiedono novità ma semplicemente - ha concluso Oliverio - la conferma di quanto fatto negli ultimi anni».
Le istanze del governatore sono state formalizzate con una lettera spedita al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel quale si invoca «un suo autorevole intervento per tranquillizzare i lavoratori e le loro famiglie, i Sindaci e gli amministratori locali ed attraverso loro le comunità calabresi».
I sindacati: «Parlamentari calabresi poco sensibili»
Per Angelo Sposato, segretario generale Cgil, l’assenza dei parlamentari calabresi denota la loro «scarsa sensibilità verso le tematiche sociali». «Continuiamo ad assistere a rinvii, ma i lavoratori hanno bisogno di certezze – ha affermato Antonio Cimino segretario generale Nidil Cgil Calabria – non chiediamo miracoli ma atti politici e legislativi efficaci».
Nel corso della mattinata i manifestanti hanno di nuovo occupato i binari fino alle 14. Una delegazione è stata accolta dal Prefetto di Catanzaro Ferrandino ma si continuano ad aspettare novità da Roma.
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