VIDEO | Sit-in di protesta contro la mancanza di medici del presidio sanitario, problema che rischia di portare nell’immediato al blocco dei ricoveri nei reparti di pediatria e ginecologia
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Si ritorna in piazza nella piana di Gioia Tauro in difesa della sanità pubblica o, per meglio dire, di quel poco che resta. Stamattina, un centinaio di cittadini hanno inscenato un sit in di protesta contro mancanza di medici nell’ospedale di Polistena, un problema che rischia di portare nell’immediato al blocco dei ricoveri nei reparti di pediatria e ginecologia.
«I reparti di pediatria e ginecologia stanno morendo di morte naturale – ha attaccato il sindaco di Polistena Michele Tripodi – perché non ci sono medici sufficienti a garantire il servizio. Questo non è un problema che riguarda l’ospedale di Polistena, ma quasi tutti i presidi calabresi».
Stamattina il commissario al rientro del debito sanitario Saverio Cotticelli ha promesso lo sblocco del piano di assunzioni che aveva varato il suo predecessore Massimo Scura. Un piano, però, che non è risolutivo per il sindaco Tripodi e molti altri amministratori presenti alla protesta.
«Non credo che questa sia la soluzione – ha aggiunto Tripodi – bisogna sbloccare il turnover, bisogna investire sui giovani medici che vogliono formarsi e rimanere a vivere e lavorare qui». Anche il vicesindaco di San Ferdinando Luca Gaetano è d’accordo e aggiunge che «è arrivata l’ora di puntare su una sanità di qualità: medici e prestazioni. E che qualcuno si cominci ad assumere responsabilità delle scelte».
Prova a tranquillizzarli il senatore pentastellato e polistenese Fabio Auddino. «Ci sono circa 400 assunzioni in itinere – ha dichiarato il rappresentante della maggioranza di governo - stiamo lavorando a un piano importante, a un bando pubblico di assunzioni a tempo indeterminato. In questo caso ci vorrà più tempo, non tantissimo ma un po’ di più. Stiamo lavorando anche alla mobilità provinciale e interprovinciale. Una cosa è chiara: l’ospedale di Polistena, come quello di Locri, non chiuderanno, così come non saranno chiusi i reparti».
Intanto, però, cittadini e associazioni hanno paura che quel poco che resta della sanità della piana venga smantellato piano piano.