Questa volta no, l’accusa non è di associazione mafiosa. Per il boss Orazio De Stefano i problemi, nell’inchiesta “Rinascita-Scott”, sono con la droga e una tentata estorsione.

Gli altri coinvolti eccellenti 

In manette Gianluca Callipo

Arrestato l'avvocato Giancarlo Pittelli

Coinvolto anche l'ex consigliere regionale Pietro Giamborino

Ai domiciliari Luigi Incarnato

Divieto di dimora per Nicola Adamo

- Il gran maestro massone indagato


È probabilmente una delle rare volte in cui esponenti apicali della cosca De Stefano vengono coinvolti in fatti che riguardano sostanze stupefacenti. 

Le accuse a De Stefano

De Stefano è accusato in concorso con Pasquale Gallone, Luigi Mancuso e Lorenzo Polimeno di produzione, detenzione e traffico di droga. Nello specifico, Gallone, specificamente autorizzato a ciò e in concorso con Luigi Mancuso, offriva, metteva in vendita o comunque procurava a Lorenzo Polimeno (incaricato da Orazio De Stefano) che riceveva ovvero acquistava cocaina in quantità non meglio definita, ma comunque al di fuori dell’ipotesi del reato di lieve entità. 

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, sarebbe stata imbastita una trattativa eseguita in rappresentanza o, comunque, per il tramite di consorterie di ‘ndrangheta operanti nei territori di Vibo Valentia e Reggio Calabria, nonché attraverso il coinvolgimento di terzi soggetti, allo stato non identificati, detentori di ingenti quantitativi della medesima sostanza stupefacente, della quale quella ceduta era solo una porzione.

Spicca anche la qualità della sostanza stupefacente: cocaina in scaglie che garantisce particolare purezza. 

Gli inquirenti contestano l’aggravante mafiosa poiché, scrivono, il fatto è stato commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo ‘ndranghetistico dei Mancuso.

La transazione, infatti, si sarebbe conclusa solo grazie alla circostanza che, a richiedere lo stupefacente, fosse un esponente apicale della cosca De Stefano, e che ad autorizzare la cessione fosse intervenuto un esponente di vertice dei Mancuso di Limbadi, con ciò confermando gli ottimi rapporti esistenti.

L’estorsione ai danni di una vittima reggina

Ma non è solo la droga ad inguaiare Orazio De Stefano.

La Dda di Catanzaro, infatti, contesta all’esponente di vertice della cosca reggina, l’accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose, in concorso con Luigi Mancuso, Pasquale Gallone, Lorenzo Polimeno e Antonio Giuseppe Tomeo. 

Quest’ultimo, infatti, contitolare della “Tomeomare srl”, società con sede  Nicotera Marina, si rivolge a Mancuso ed a Gallone per ottenere aiuto al fine di riscuotere un credito presunto, vantato nei confronti di clienti residenti o dimoranti a Reggio Calabria.

Gallone, in diversi incontri con Polimeno, discute con lui su quali siano le modalità più efficaci per ottenere le somme richieste da Tomeo.

Accade quindi che Polimeno va a parlare con Orazio De Stefano il quale, riferendosi alla persona che avrebbe il debito, è chiarissimo: «Se ha qualcosa gliela prendi».

Polimeni pronuncia quindi frasi eloquenti come: «Problema non è un problema, ti vendi la casa e me li dai», oppure «Tu hai preso un impegno e lo devi mantenere».

Polimeno poi evoca la propria caratura criminale e i collegamenti con le cosche De Stefano e Mancuso allo scopo di costringere il debitore reggino a corrispondere somme di denaro secondo tempi e forme giustificate solo dal controllo asfissiante operato dalla cosca De Stefano a Reggio Calabria.