Un omicidio rimasto ancora senza un colpevole. Sono trascorsi 13 anni dall’assassinio di Massimiliano Carbone, ucciso a Locri nel settembre 2004. Un dolore sempre vivo e una ferita che non si rimargina per mamma Liliana, che ha scelto ancora una volta la cappella del nosocomio locrese per ricordare il sacrificio del figlio. Presenti alla cerimonia officiata da don Zurzolo anche il padre del piccolo Gianluca Canonico, ucciso a soli dieci anni, Maria Grazia Laganà Fortugno e Debora Cartisano, figlia del fotografo bovalinese Lollò.

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Nel corso della sua omelia, il parroco ha inteso ricordare il valore della memoria delle vittime di mafia, elogiando «L’impegno di don Luigi Ciotti e di Libera, che hanno portato casi come quello dell’omicidio di Massimiliano Carbone alla ribalta nazionale, mettendo in rete il dolore di molte vittime di mafia». Liliana Carbone ha ricordato il dolore condiviso col marito e gli altri figli Irene e Davide, spiegando che «Il nome di Massimiliano fu scelto in onore di San Massimiliano Kolbe, martire della carità, la cui frase riportata nel manifesto celebrativo dell’anniversario di quest’anno, ovvero “Alcuni non cercano la verità perché hanno paura di trovarla” rappresenta l’essenza del contenuto del dialogo con mio figlio».

 

 

Ilario Balì