L’ultimo verbale di interrogatorio del collaboratore di giustizia, Bruno Fuduli, che il 18 novembre scorso ha scelto di togliersi la vita nella sua Filandari, affronta anche alcuni fatti di sangue particolarmente cruenti.

Dinanzi all’allora pm della Dda di Catanzaro, Giampaolo Boninsegna, ed al luogotenente dell’Arma Nazzareno Lopreiato, l’ex infiltrato del Ros nella rete internazionale del narcotraffico di cocaina – nell’interrogatorio del 12 maggio 2011 – ha infatti parlato di due omicidi eccellenti: quello di Vincenzo Barbieri, ucciso a San Calogero il 12 marzo 2011 e quello di Cosma Congiusti, ucciso sotto casa a Nicotera l’8 novembre del 2010. 

 

I contrasti Congiusti-Barbieri

«Vincenzo Barbieri – rivela Fuduli – già ai tempi dell’operazione Decollo voleva fare ammazzare Cosma Congiusti, che era un usuraio finito pure lui nell’operazione Decollo per narcotraffico. Cosma Congiusti mi teneva sotto usura. Sono finito sotto usura perché purtroppo ogni persona che veniva gli dovevo fare i lavori dei marmi e volevano essere trattati bene. Nonostante fossero grandi mafiosi, alla fine neanche pagavano, mi hanno dato solo fregature e mi hanno messo sotto usura. Questo è stato l’avvicendarsi della mia vita. Ero un soggetto che dovevo stare sotto sia per l’usura e sia per il cognome che loro portavano. Ho avuto oltre tre atti vandalici alla mia ditta di marmi, dal 1973 da quando ci stava mio padre e sino all’operazione Decollo del 2004 ci saranno almeno cinquanta denunce fra Nicotera e Zungri fatte dai miei genitori. Mi hanno anche sparato e non l’ho neanche denunciato, perché all’ultimo mi ero stancato di fare denunce, perché non vedevo risultati».


Bruno Fuduli entra quindi nel dettaglio del suo rapporto usurario con Cosma Congiusti e svela i contrasti di quest’ultimo con Vincenzo Barbieri. «Congiusti alla fine mi aveva chiesto 600mila euro, da 70 milioni di lire di prestito voleva 600mila euro. Cosma Congiusti aveva il battezzo, era un uomo di Giovanni Mancuso. Cosma Congiusti ha avuto un attrito con Vincenzo Barbieri quando lo stesso Barbieri era assunto nella mia ditta di marmi su imposizione di Diego Mancuso. Vincenzo Barbieri era infatti all’epoca particolarmente legato a Francesco Mancuso, detto Tabacco, ed al fratello Diego Mancuso, sin quando Barbieri non ha scoperto la relazione di sua moglie con Diego Mancuso. Un giorno Vincenzo Barbieri mi mandò a casa di Cosma Congiusti – ricorda Fuduli – per riferirgli che voleva vederlo al mio laboratorio di marmi. Andai, ma Cosma Congiusti si inalberò dicendo di riferire a Barbieri che lui non andava da nessuna parte perché non voleva avere nulla a che fare con lo stesso Barbieri».

 
 

Il killer dalla Germania portato da Barbieri 

Quindi l’inedita rivelazione di Bruno Fuduli: «Verso la fine dell’operazione Decollo, dopo che sono rientrato dalla Colombia dove mi avevano sequestrato, ricordo che Vincenzo Barbieri aveva fatto preparare uno che veniva dalla Germania per fare uccidere Cosma Congiusti. Poi ad inizio del 2004 è scattata l’operazione Decollo con il coinvolgimento sia di Barbieri che di Congiusti e la cosa non è andata in porto. Quando nel dicembre 2010 mi sono incontrato a Vibo Marina con Giuseppe Accorinti di Zungri, ho chiesto a lui dell’omicidio di Cosma Congiusti avvenuto l’8 novembre 2010 a Nicotera. Ma Accorinti faceva orecchio da mercante e cambiava discorso».

 

I contrasti fra il gruppo di Barbieri ed i Mancuso

L’ex infiltrato del Ros, Bruno Fuduli, nel suo racconto all’allora pm della Dda di Catanzaro Giampaolo Boninsegna ed al luogotenente dell’Arma Nazzareno Lopreiato, svela poi ulteriori particolari inediti. «Già durante l’operazione Decollo – ricorda Fuduli – il gruppo alleato costituito da Vincenzo Barbieri, Francesco Ventrici, Giuseppe Accorinti e Raffaele Fiamingo era entrato in contrasto con i Mancuso. Giuseppe Accorinti era l’uomo dei Mancuso nei lavori con lo stupefacente fatti insieme a Barbieri. Peppe Accorinti faceva da tramite per i Mancuso con Vincenzo Barbieri perché Barbieri all’epoca non andava più d’accordo con i Mancuso per via della vicenda della moglie con Diego Mancuso. Giuseppe Accorinti mi confessò che aveva poi fatto amicizia con Vincenzo Barbieri ed i due uscivano sempre insieme, si divertivano, ma non dovevano essere scoperti e visti insieme né dai Mancuso, né dalle forze dell’ordine perché stavano realizzando insieme un lavoro di importazione di stupefacenti. Giuseppe Accorinti era collegato anche a Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni».

 

L’omicidio di Barbieri 

Bruno Fuduli fornisce poi la sua spiegazione sull’omicidio di Vincenzo Barbieri avvenuto a San Calogero il 12 marzo del 2011. « Non ho notizie precise al riguardo, né certezze – rivela Fuduli – ma secondo me può essere stato o qualcuno dei Congiusti per una rivalsa a distanza di tempo oppure sono stati i Mancuso. Perché Barbieri aveva creato questo suo gruppo insieme a Francesco Ventrici che è un megalomane. Barbieri ha radunato gli Accorinti, i Fiamingo ed altre famiglie ed ha creato questo gruppo per andare contro i Mancuso sin dai tempi dell’operazione Decollo e quindi nei primi anni 2000. Barbieri in precedenza è sempre stato il killer personale del clan Mancuso e lo stesso era Peppe Accorinti. I rapporti con i Mancuso si sono rotti anche perché io nel corso dell’operazione Decollo, da infiltrato del Ros, permettevo ai carabinieri di fare sequestrare le partite di cocaina, che poi sono stati 5.500 chili, e quindi giustamente i Mancuso non vedendosi pervenire la cocaina che veniva importata, piano piano si sono allontanati da Barbieri e da Ventrici che non riuscivano più a mantenere le promesse. Perché per Barbieri e Ventrici la loro forza era nel potere della cocaina perché se controlli il traffico di cocaina hai potere pure con le cosche mafiose. Ricordo inoltre – continua Fuduli – che all’epoca Pantaleone Mancuso, detto Vetrinetta, che aveva un negozio di telefonini a Vibo, si era rivolto a Barbieri, Vecchio e Ventrici per avere cocaina, ma Ventrici gli rispose che a lui Mancuso neanche se gliela pagava a duecento milioni al chilo gli dava cocaina . Questo per far capire l’attrito che c’era fra loro. Con Barbieri e Ventrici all’epoca c’era anche Gennaro Vecchio che è stato poi ucciso a San Calogero».

 

L’omicidio Vecchio e la risposta del gruppo Barbieri 

Bruno Fuduli riferisce a questo punto quanto già raccontato il 17 aprile 2002, agli allora pm Salvatore Curcio e Carla Canaia nell’inchiesta “Decollo”. A Bologna Barbieri e Ventrici gli raccontarono che chi aveva ammazzato Gennaro Vecchio era stato a sua volta ucciso con quasi cinquanta colpi di arma da fuoco. L’unico fatto di sangue – dopo l’omicidio di Vecchio –  avvenuto il 25 ottobre 2001 in contrada Barbasana, campagna nel comune di Candidoni, con l’esplosione di numerosi colpi di pistola e fucile, caricato a pallettoni, è quello di Domenico Scuteri di San Calogero. «Non mi ricordo adesso il cognome – dichiara Fuduli al pm Boninsegna – ma ricordo che l’hanno ammazzato vicino San Calogero e Barbieri e Ventrici a Bologna ridevano per questo, erano contenti, era la risposta all’omicidio di Gennaro Vecchio».

 

Di certo, utile appare la rilettura della sentenza che ha condannato all’ergastolo Ottavio Galati – fratello dell’ex boss di Comparni di Mileto, Carmine Galati – , ritenuto uno dei killer di Scuteri. E’ infatti provato che il 25 ottobre 2001 Ottavio Galati sparò contro Scuteri, ma sul movente non è mai stata fatta luce, così come sul fatto che quella stessa sera a “Mutari” di Francica venne scaraventato da un’auto in corsa il cadavere di Gennaro Trungadi, 33 anni, di Joppolo. Trungadi e Galati – quest’ultimo arrivato all’ospedale di Reggio con ferite di arma da fuoco che il processo accerterà essere state provocate dalla pistola di Scuteri – si trovavano insieme? Interrogativi che ancora aspettano risposte.

 

Da ricordare che l’allora colonnello del Ros, Giovanni De Chiara, deponendo il 2 luglio 2010 a Vibo nel processo “Decollo”, aveva spiegato che Vecchio era stato ucciso il 7 settembre 2001 “per un regolamento di conti legato a cose paesane”, scartando dunque la pista del narcotraffico e sottolineando che Francesco Ventrici, molto legato a Vecchio, spaventato per l’omicidio andò a dormire per un certo periodo in una casa di campagna che per il pentito Fuduli era quella di Raffaele Fiamingo, il boss del Poro ucciso il 10 luglio del 2003 a Spilinga.

 

San Calogero e gli attriti con gli amministratori

E’ a questo punto, quindi, che il pm Giampaolo Boninsegna ed il luogotenente dell’Arma Nazzareno Lopreiato chiedono a Bruno Fuduli se sa qualcosa dell’omicidio dell’ex sindaco di San Calogero ed ex consigliere provinciale dello Sdi, Pasquale Grillo, ucciso l’11 luglio del 2000. Negativa la risposta di Fuduli, anche se lo stesso Fuduli aggiunge un dettaglio ancora una volta inedito. «C’erano degli attriti anche con l’amministrazione – rivela l’ex collaboratore – cioè tra Barbieri e Ventrici ed alcuni amministratori perché in varie elezioni a San Calogero si sono messi in mezzo, cercavano di dirigere le elezioni, più Ventrici, e c’erano degli attriti con gli amministratori».

Allo stato restano impuniti gli omicidi di Cosma Congiusti, Vincenzo Barbieri, Pasquale Grillo, Gennaro Trungadi e Gennaro Vecchio. Gli elementi più significativi sull’omicidio di Vincenzo Barbieri arrivano dalle inchieste delle Dda di Bologna denominate “Golden Jail” e “Due Torri connection” e poi dall’operazione “Meta 2010” della Dda di Roma finita per competenza territoriale alla Dda di Reggio Calabria. Inchieste di certo all’attenzione anche della Dda di Catanzaro che – al di là dell’ultimo interrogatorio di Bruno Fuduli – dispone ora di preziosi collaboratori di giustizia (Raffaele Moscato, Andrea Mantella, Emanuele Mancuso ed altri), i quali potrebbero finalmente aiutare a far luce su tali eclatanti fatti di sangue al momento senza colpevoli.  

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