Il dottore si era rivolto al legale per un contenzioso di natura amministrativa contro la Regione. Non avrebbe poi onorato le spettanze, da lì l'alterco e la querela in cui riferiva di un tentativo di strangolamento ai suoi danni
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Capita che un avvocato incappi nelle ire di un cliente. Sono i rischi del mestiere. Che si verifichi il contrario, però, è alquanto insolito. Eppure, a gennaio del 2020, un medico di San Vincenzo La Costa lamentava proprio questo: di essere stato preso a pugni dal suo legale di fiducia e di aver subito dallo stesso un tentativo di strangolamento. Addirittura. La vicenda è sfociata poi in un processo che ha visto i due professionisti contrapposti, uno nelle vesti di imputato e l’altro di parte offesa, e si è concluso con l’assoluzione dell’avvocato originario di Cosenza.
A innescare la miccia fra i due è il mancato pagamento di una parcella. Il medico si era rivolto al legale per un contenzioso di natura amministrativa contro la Regione. L’avvocato cinquantenne riesce far riconoscere al dottore in medicina il titolo di medico di base, comunemente detto medico di famiglia, ottenendo per lui anche un risarcimento di cinquantamila euro. La Regione liquida quanto stabilito in sentenza, ma dopo aver incassato il lauto indennizzo, il medico si rifiuta di onorare la parcella dell’avvocato e fa perdere le sue tracce.
Il legale gli intima di onorare le spettanze a mezzo raccomandata, ma l’altro gli chiede di parlarne di persona. «Vieni al mio studio», gli chiede. «No, vediamoci al bar», risponde il cliente. È il prologo al momento fatidico, quando gli eventi precipitano. All’interno del locale, infatti, il medico contesta la fattura, ribadendo di non voler pagare l’avvocato. Volano urla, prima che il legale decida di abbandonare il campo, allontanandosi in compagnia di un suo collaboratore e di un’altra persona.
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