È stato scarcerato l’ex consigliere regionale Alessandro Nicolò, imputato nel processo “Libro nero” con l’accusa di associazione mafiosa. 

I giudici del Tribunale di Reggio Calabria, infatti, hanno accolto l’istanza presentata dagli avvocati Corrado Politi e Renato Milasi, disponendo nei confronti di Nicolò l’obbligo di dimora nel comune di Reggio Calabria.

Anche la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria aveva espresso parere favorevole circa la scarcerazione di Nicolò, a distanza di quasi due anni e mezzo dal suo arresto. L’ex consigliere, all’epoca eletto nelle fila di Fratelli d’Italia, si trovava rinchiuso nel carcere di Viterbo.

Ora potrà continuare ad affrontare il giudizio da uomo libero. Il processo, infatti, è in corso davanti al Tribunale di Reggio Calabria presieduto dalla dottoressa Silvia Capone.

Le accuse a Nicolò

Secondo la tesi accusatoria, la messa a disposizione di Nicolò avrebbe rafforzato il proposito criminoso della cosca e le sue potenzialità operative. Il suo sarebbe un ruolo dinamico e funzionale, così come emerge tanto dalle intercettazioni degli altri affiliati, quanto dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Aiello e De Rosa. Secondo la Procura, Nicolò è il soggetto scelto dai vertici della cosca Libri per curarne gli interessi in seno agli organi di governo. Un colletto bianco che – ribadiva il gip nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare – scende a patti con la mafia ed è tenuto a rispettarli. Anche a dispetto di quanto accaduto in passato, quando quelle stesse persone, secondo alcuni soggetti intercettati, gli uccisero il padre il cui cadavere non fu mai ritrovato.