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L’amaro sfogo di Gianni Papasso, ex sindaco di Cassano allo Ionio, il Comune dell’alto cosentino recentemente commissariato per presunte infiltrazioni mafiose. Tra le accuse contenute nella relazione, quella di avere partecipato al funerale di una donna in “odore di mafia”.
«Partecipo a tutti i funerali dei miei compaesani - chiarisce - e la signora in questione era una mia cara amica. Alle esequie andai da libero cittadino, quando non ero ancora sindaco. Avere tirato in ballo il nome di una donna che non c’è più, non mi sembra giusto. Per chiedere scusa il giorno di Natale andrò a portare sulla sua tomba un mazzo di garofani rossi».
L’ormai ex primo cittadino si sente tradito dallo Stato. Quello stesso Stato che lo protegge per le numerose intimidazioni di cui è stato fatto oggetto. Dalla lettera minatoria all'indomani del suo insediamento in Municipio, alle gomme dell’auto squarciate, fino alla profanazione della tomba del padre. «Lo Stato mi ha voltato le spalle», dice. Gli chiediamo come ci si sente ad avere subito lo scioglimento della sua amministrazione: «A volte mi viene da piangere, non perché sono un debole, ma per l’ingiustizia ricevuta».