L'ex capo del dipartimento di Prevenzione dell'Azienda sanitaria provinciale è imputato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il collaboratore di giustizia lo ricorda come «un riservato della cosca» la cui appartenenza doveva rimanere «occulta»
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«Era un colletto bianco dei Mancuso». Così il collaboratore di giustizia Andrea Mantella definisce Cesare Pasqua, 76 anni, ex capo dipartimento di Prevenzione dell'Asp di Vibo Valentia, imputato nel processo Maestrale con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, abuso d’ufficio aggravato, minaccia aggravata.
In qualità di pubblico ufficiale si sarebbe messo a disposizione dei locali di ‘ndrangheta di Limbadi e San Gregorio D’Ippona.
«Pasqua era un loro riservato»
Mantella lo ricorda come persona che «lavorava nella sanità», un «riservato della cosca» ovvero uno la cui appartenenza doveva rimanere «occulta».
«Pasqua – dice Mantella che lo riconosce subito in foto – era vicino a Pantaleone Mancuso alias Vetrinetta, Giovanni Mancuso e Antonio Mancuso».
«Pasqua era un loro riservato, un sussurrato nell’orecchio, un imprenditore che drenava denaro per la cassa dei Mancuso», spiega Mantella che dice di aver parlato di Cesare Pasqua con Carmelo Lo Bianco, Paolino Lo Bianco e con Salvatore Tulosai che «era un mio cugino, lavorava all’interno dell’Asl e si conoscevano con Pasqua»