«Giovanni Giamborino riferiva di avere assunto l’impegno con il comandante Nesci di provvedere al saldo di un debito che lo stesso Nesci avrebbe avuto con tale Davide, che non è stato identificato. Il farsi carico di questo debito gli avrebbe dato dei vantaggi attraverso la rateizzazione degli oneri connessi alla costruzione a cui era interessato e per ottenere un cambio di destinazione d’uso che avrebbe fatto aumentare il valore dell’immobile». Continua l’esame del maresciallo Alex Russano, in servizio al Ros di Catanzaro, teste dell’accusa al maxiprocesso Rinascita Scott che ha investigato sulla storia recente dell’immobile in costruzione accanto al Cin Cin Bar di Vibo Valentia, davanti all’ospedale civile Jazzolino.

La casa del comandante

Le domande del pm Andrea Mancuso vertono sui capi di imputazione che riguardano non solo Giovanni Giamborino, presunto factotum del superboss Luigi Mancuso, ma anche l’ex comandante della Polizia municipale di Vibo Valentia, nonché dirigente comunale, Filippo Nesci. Nelle intercettazioni -  sintetizza l’investigatore scelto dell’Arma - Giamborino riferiva più volte delle pretese tangentizie a lui rivolte e spiegava anche come «Davide era in possesso di alcune fotografie scattate nel corso dei lavori svolti alla casa del comandante e nel corso dei quali erano stati utilizzati i vigili urbani per eliminare dell’eternit con mezzi del Comune».

«Tutti mazzettisti sono»

Del comandante Nesci – secondo la sintesi delle intercettazioni operata in aula dal maresciallo Russano – Giamborino ha parlato anche con Saverio Razionale, presunto potente capomafia di San Gregorio d’Ippona, altro imputato nel maxiprocesso.  Giamborino affermava: «La variante me l’ha già approvata, che vuole soldi… Che tutti mazzettisti sono… Siccome deve dare 15.000 euro a Davide… Gli ho detto “Qualcosa me la vedo io”… Cinquemila euro gli do…». In altre intercettazioni, acquisiste nel corso del 2016, Giamborino – spiega il maresciallo Russano – continuava a dire che «il comandante vuole mangiare» e che gli aveva dato «la disponibilità ad eseguire il cambio di destinazione d’uso dei parcheggi». Il 15 novembre del 2016, in data prossima al ritiro del permesso a costruire del 18 novembre, Giamborino sottolineava – riassume il teste dell’accusa – che avrebbe scavato il piano interrato per portarlo a due metri e settanta per renderlo idoneo al cambio di destinazione d’uso: «Con cinquemila euro al comandante, il cambio di destinazione d’uso me lo fa in due giorni…».

«Diecimila euro al comandante»

Il 22 novembre 2016, in auto con l’ingegnere Francesco Basile, Giamborino raccontava dei dialoghi che si erano verificati in un incontro con Pasquale Gallone, braccio destro di Luigi Mancuso, anche alla presenza di Giancarlo Pittelli. «Giamborino – spiega Russano – raccontava che Mancuso stesso, per conto di Ferrante, si informava sullo stato dell’immobile. Giamborino riferiva che non avrebbe fatto sconti a nessuno, benché avesse detto a Luigi Mancuso “voi siete il padrone”, perché avrebbe affrontato numerosi sacrifici ed umiliazioni. Nel corso di questa conversazione emergeva la dazione di una somma di diecimila euro al comandante».