Controlli blandi se non inesistenti. Così due appartenenti alle forze dell’ordine avrebbero agevolato gli affari del clan favorendone l’espansione sul territorio lametino nel settore del taglio boschivo e nelle coltivazioni di piantagioni. Sarebbe stato Domenico Cracolici, ritenuto «capo indiscusso del sodalizio, con il ruolo di promozione e direzione della ‘ndrina di Maida e Cortale», a intrattenere direttamente i rapporti con i due carabinieri arrestati questa mattina con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Si tratta, in particolare, di Vincenzo Pulice, ex comandante della stazione dei carabinieri di Maida, il quale si sarebbe occupato di «proteggere i membri dell’associazione avvisandoli su eventuali attività investigative o controlli, garantendo con la propria presenza l’assenza di controlli o ispezioni e sviando eventuali attività di indagine». Avrebbe messo a disposizione la propria posizione di ufficiale di polizia giudiziaria a disposizione «costantemente» «per favorire l’organizzazione». In un caso, ad esempio, avrebbe ricevuto «una falsa denuncia per in finto sinistro stradale» per ottenere un risarcimento assicurativo non dovuto, oltre che proporre l’annullamento di sanzioni stradali elevate dai militari nei confronti di Domenico Cracolici.

Agli arresti è finito anche Antonio Scicchitano, appartenente al corpo forestale dei carabinieri in servizio al comando di Girifalco. Dietro la «consegna periodica – a titolo gratuito o comunque a prezzi di favore – di quantitativi di legname per sé o per altri» avrebbe concordato preventivamente con Domenico Cracolici tempi e modalità di un successivo controllo da eseguire alla ditte boschive. Avrebbe, insomma, omesso le verifiche autorizzandoli ad eseguire il taglio di alberi di castagno senza compiere alcun controllo sul possesso dei titoli autorizzativi.

L’ex comandante della stazione dei carabinieri di Maida, oggi in congedo, Vincenzo Pulice, avrebbe inoltre ricevuto «utilità», somme di denaro per 5.500 euro erogata in due tranches tra l’aprile e il giugno del 2022 «per il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio». Avrebbe garantito «copertura da controlli di polizia giudiziaria o attività investigative della piantagione di canapa indiana realizzata a Maida». 

Scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare che il reato integrato è il concorso esterno. «La condotta di un appartenente alla polizia di Stato che, consapevole della caratura criminale di alcuni affiliati, pur non essendo organicamente inserito nella struttura organizzativa compia anche in forza di un patto corruttivo una serie di atti diretti a favorire tali soggetti, tra cui la rivelazione di notizie riservate, trattandosi di contributi causalmente idonei alla conservazione e al rafforzamento della operatività del sodalizio criminale». Nel caso in esame, le notizie riservate sarebbero consistite nel «preannunciare controlli, cui si aggiunge l’omettere un tutto o in parte con la consapevolezza di agevolare il vertice di un clan mafioso. È altresì evidente l’accordo corruttivo tra il pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni ed il boss del territorio».