VIDEO | Da anni il bestiame pascola in libertà nelle zone di campagna, distruggendo campi e minacciando l'incolumità dei residenti. Oltretutto, gli animali non ricevono alcun controllo sanitario
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A Verbicaro, nell’entroterra cosentino del versante tirrenico, c’è maretta. Da qualche tempo allevatori, coltivatori, ma anche comuni cittadini, lamentano la presenza di vacche selvatiche e fuori controllo, che vagano sulle vette collinari e starebbero provocando incessantemente danni e disagi, soprattutto all’agricoltura. Il lato peggiore della vicenda, è che, nonostante le segnalazioni alle autorità, ad oggi nulla sarebbe cambiato. «Dieci anni fa le mucche erano cinquanta, ora sono settanta, poi saranno cento se non si prendono provvedimenti – dice ai nostri microfoni Giuseppe Cirelli, un agricoltore del posto -. Che cosa siamo qua, terra di nessuno? Lavoriamo per gli altri? Non abbiamo anche noi una famiglia?».
Un problema atavico
Ad ascoltare le tante testimonianze pervenute da Verbicaro, il problema delle vacche fuori controllo risalirebbe a una ventina d’anni fa. Nel tempo, gli animali avrebbero distrutto campi e raccolti, ma anche minacciato l’incolumità di decine di persone. Di recente, gli agricoltori hanno anche rinvenuto numerose carcasse di animali morti, lasciate sui terreni per diversi giorni prima di essere rimosse dalle autorità forestali. I cittadini, pertanto, sono preoccupati anche per un possibile rischio sanitario. «Non sono registrate, non sono etichettate – conferma Giuseppe De Giorgio -, e noi non riusciamo più a tenerle a bada. Abbiamo provato con il filo elettrico, il filo spinato, ma niente. Sono tante, sono selvatiche». E apparentemente intoccabili: «Sembrano le "vacche sacre" di Gioia Tauro».
Situazione poco chiara
In paese si narra che il bestiame sia, in realtà, di proprietà di un anziano del posto. Molte volte cittadini e allevatori avrebbero provato a parlargli e chiedergli di mettersi in regola, ma in alcuni casi gli incontri sarebbero culminati in litigi, alcuni dei quali finiti nelle aule di tribunale. Ma ad oggi la situazione continua ad essere poco chiara. Benché la circostanza sia nota a tutti, non c’è alcun documento che attesti la proprietà del bestiame e tutti i tentativi di dare un lieto fine alla vicenda cadono nel vuoto.
L’indifferenza delle istituzioni
Circa un anno fa, gli agricoltori, esasperati, si erano rivolti al sindaco della cittadina, Francesco Silvestri, per chiedere aiuto. Il primo cittadino aveva prontamente convocato un tavolo istituzionale, a cui avevano preso parte autorità forestali e sanitarie. Ma nonostante i controlli di rito e qualche promessa, la situazione ad oggi risulta inalterata. «Sono anni che questa patata bollente passa di mano in mano alle istituzioni, ma non cambia mai niente - conclude De Giorgio -. Adesso non ce la facciamo più».