Libro nero, le dichiarazioni di Enrico De Rosa sul conto dell’ex assessore comunale al Bilancio: «Fu salvato da don Pasquale». Lui non ricorda l’episodio e conferma: «Mai incontrato il boss»
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Il boss salvò la vita all’ex assessore al bilancio del Comune di Reggio Calabria? A sentire il pentito Enrico De Rosa sarebbe andata proprio così. L’episodio sarebbe avvenuto oltre dieci anni addietro ed avrebbe coinvolto un uomo di prim’ordine della ‘ndrangheta ed un imprenditore di successo, con la passione (poi terminata) per la politica.
Chi è il boss
Il boss è uno di quelli che in città è stato particolarmente in vista: risponde al nome di Pasquale Libri, certamente cresciuto all’ombra del più ingombrante fratello “don Mico”, ma di sicuro non meno potente in termini di carisma criminale. Entrambi i fratelli, infatti, si allearono con la cosca De Stefano, nel corso della seconda guerra di ‘ndrangheta. Un patto di ferro, di aiuto e di sostegno, sebbene, negli anni successivi, furono diversi coloro che riferirono come dietro l’episodio dell’autobomba a Nino Imerti – che diede il via alla mattanza con il successivo omicidio di Paolo De Stefano – vi fosse proprio una “tragedia” orchestrata da “don Mico” Libri. Pasquale, a differenza del fratello, era uno di quelli che si occupava soprattutto di affari e poco di chiacchiere. Nascono in un quartiere non particolarmente ricco, Cannavò, posto nella parte alta di Reggio Calabria. Crescono in un periodo di grande espansione della città e comprendono immediatamente come il settore edile possa essere quello giusto su cui puntare. Una passione, quella per l’edilizia, condivisa anche da un’altra famigli di imprenditori, di cui fa parte anche l’ex assessore al bilancio del Comune di Reggio Calabria.
Chi è l’ex assessore
Parliamo ovviamente di Demetrio Berna, oggi ai domiciliari con l’accusa di essere soggetto vicino proprio alla cosca Libri, come emerso nell’inchiesta “Libro nero”. Demetrio e suo fratello Francesco sono due imprenditori di successo. Anche loro iniziano con piccoli lavori nel mondo dell’edilizia. Fanno esperienza anche al Nord, ma poi rientrano. «Non era conveniente», spiega Demetrio Berna ai magistrati che lo interrogano. Lui, che è il volto politico della famiglia, ha svolto per qualche tempo le funzioni di consigliere comunale e di assessore con una delega delicata come quella al Bilancio, nell’epoca in cui amministrava il centrodestra. Oggi, che si trova di fronte ad un giudice che gli chiede conto di alcune condotte, lui risponde con disinvoltura, fornendo numerose spiegazioni e alternando anche qualche “non so” o “non ricordo”. È proprio in uno di questi episodi che s’innestano le dichiarazioni del pentito Enrico De Rosa.
Le parole del pentito
De Rosa conosce bene Berna. Collaboravano nell’ambito del settore immobiliare. Berna, per la verità, tende a minimizzare molto la portata del rapporto con il pentito. Afferma che, in effetti, qualche contatto lavorativo c’è stato, ma che De Rosa non ha mai portato alcun contratto. Ebbene, De Rosa, parlando con il pm Stefano Musolino, riferisce di aver saputo da altro soggetto che Pasquale Libri, inteso “don Pasquale” salvò la vita a Demetrio Berna. Le ragioni andrebbero cercate in ambito sentimentale, in quanto vi era la convinzione che Berna avesse una relazione extraconiugale con una donna che lavorava assieme a lui. Circostanza fermamente smentita dallo stesso imprenditore nel corso dell’interrogatorio che, anzi, rimarca come vi fosse una sintonia lavorativa ma nulla più e che fu costretto a licenziare quella donna proprio per evitare che si diffondessero pettegolezzi. Ma del progetto omicidiario nel suoi confronti, Demetrio Berna afferma di non saperne nulla e di averlo appreso dalle carte.
La convocazione del boss
Così come afferma di non essersi mai recato da Pasquale Libri, nonostante vi fosse stata una “convocazione” a lui comunicata da altra persona. Agli atti, in effetti, vi è un’intercettazione in cui il boss fa capire di voler parlare con Berna. Ed anche l’imprenditore conferma che un uomo si avvicinò a lui dicendogli che lo voleva “don Pasquale”. Tuttavia, l’ex assessore conferma con decisione: «No, non ci sono andato»