Ci sono anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, nell’operazione “Carminius” contro il clan Bonavota di Sant’Onofrio e le diramazioni in Piemonte attraverso le famiglie Arone, De Fina e Serratore. Sentito a novembre 2016 dalla Dda di Torino, Andrea Mantella ha riferito di aver conosciuto quello indicato come il capo storico del clan Bonavota di Sant’Onofrio, ovvero Vincenzo Bonavota (deceduto nel 1997), e quindi il figlio Pasquale Bonavota, il cognato Domenico Cugliari detto “Micu i Mela”, Nicola Bonavota (fratello di Pasquale), Salvatore Arone, Francesco Fortuna, Carlo Pezzo, Antonio Serratore, Giulio Castagna, Onofrio Barbieri e Giuseppe Barbieri, tutti di Sant’Onofrio. Nelle dichiarazioni di Andrea Mantella si ritrova poi un dato inedito - confortato sul punto da analoghe dichiarazioni di Raffaele Moscato - vale a dire quello della nascita del “locale” di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio. Una struttura diversa dalla semplice ‘ndrina o clan o cosca Bonavota, esistente sin dagli anni ’80. Mantella e Moscato spiegano infatti che “nel 2012 era stata autorizzata l'apertura del locale di Sant'Onofrio”.

 

Il collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, spiega quindi che “Salvatore Arone era il capo di una ‘ndrina distaccata del locale di Sant’Onofrio, attiva in Piemonte nel comune di Carmagnola della quale fa parte anche Antonio Serratore”. Non solo. Secondo Andrea Mantella, Salvatore Arone avrebbe avuto un ruolo anche nella processione religiosa dell’Affrontata a Carmagnola, mentre la sua ‘ndrina - al pari di quella di Onofrio Garcea in Liguria - dipenderebbe dal “locale di Sant’Onofrio retto dai Bonavota”. Altra ‘ndrina dipendente da Sant’Onofrio sarebbe poi quella messa in piedi a Roma “da Pasquale Bonavota”. In particolare, secondo Mantella, Salvatore Arone, 60 anni, avrebbe presieduto il comitato organizzatrice della festa che si tiene nel periodo di Pasqua, con i fratelli “Pasquale, Nicola e Domenico Bonavota che salivano da Sant’Onofrio per portare la statua”.


Scrive il gip distrettuale di Torino: “Andrea Mantella ha riferito di aver conosciuto Salvatore Arone quando era un ragazzino, fornendo un quadro familiare molto esaustivo e asserendo che quest'ultimo era rimasto ferito nella faida tra la cosca Bonavota e quella dei Petrolo, dopodiché aveva deciso di trasferirsi in Piemonte. Il collaboratore di giustizia ha altresì asserito che Salvatore Arone aveva un fratello che si occupava del traffico di stupefacenti”. Andrea Mantella ha poi raccontato di “essere stato detenuto nel carcere di Torino insieme a Domenico Alvaro di Sinopoli, Domenico Cugliari e Carlo Pezzo di Sant’Onofrio”. In quel periodo Salvatore Arone e Antonio Serratore avrebbero quindi favorito Andrea Mantella “fornendogli assistenza legale” e mettendolo in “contatto con un ispettore della polizia penitenziaria in servizio in quella struttura carceraria che gli avrebbe fornito dei telefoni cellulari.“Posso dire - aggiunge Mantella - che nei periodi in cui sono stato detenuto a Torino, Salvatore Arone, siccome io ero vicino ai Bonavota, si metteva a disposizione anche parlando con gli avvocati”.

 

Salvatore Arone avrebbe quindi avuto “fra le mani un ispettore della polizia penitenziaria”. Circostanza, quest’ultima, che Andrea Mantella dichiara di aver saputo anche nel 2008 quando era stato detenuto a Torino per l’omicidio di Raffaele Cracolici, il boss di Maierato ucciso nel maggio del 2004 a Pizzo Calabro. “Lo sapevo perché con me c’era Carlo Pezzo, affiliato dei Bonavota - dichiara Mantella - che chiamava Arone come zio Turi e quindi lo sono venuto a sapere da lui. L’ispettore portava i telefonini e ricordo un telefonino che usavano Carlo Pezzo e Domenico Alvaro, ognuno con la propria Sim, e portava anche altre cose che potevano servire”. Da ricordare che Carlo Pezzo di Sant’Onofrio è stato assolto a Vibo e poi a Catanzaro dai processi scaturiti dall’operazione antimafia “Uova del drago” scattata nel 2007. Su tale figura, Andrea Mantella aggiunge ora che "nel 2008 nel carcere di Torino Lorusso e Cutugno sono avvenute delle concessioni di 'ndrangheta a Francesco Maiolo e Carlo Pezzo".