Il gup di Catanzaro, Gabriella Pede, al termine del processo con rito abbreviato nato dall’inchiesta Black Wood della Dda di Catanzaro – incentrata sugli interessi della cosca Ferrazzo di Mesoraca sulla lavorazione della legna nella centrale a biomasse di Cutro, “Serravalle Energy”, per la produzione d’energia elettrica – ha inflitto 20 condanne dai 17 a un anno di reclusione. Secondo l’ipotesi accusatoria, rappresentata in aula dal pubblico ministero Domenico Guarascio, il cippato, ricavato dal taglio indiscriminato dei boschi della Sila, sarebbe stato bruciato insieme a rifiuti di ogni genere nell’impianto e in questo modo l’azienda avrebbe percepito indebiti profitti maggiorati basati sui conferimenti di prodotto legnoso effettuati violando la normativa del settore.

Il trattamento non conforme del cippato

In sostanza, il locale di Mesoraca avrebbe monopolizzato il trasporto del cippato in violazione della normativa sui rifiuti, trasportando nelle centrali a biomassa materiale non conforme. 
Lo scorso 11 novembre, al termine della requisitoria, il pm aveva invocato 24 condanne e due assoluzioni.
Tale cippato veniva mischiato con materiale di risulta e portato nelle centrali anche grazie alla «redazione e predisposizione anche di falsa documentazione e false perizie di agronomi che attestavano diversa origine del materiale».

La sentenza

Il gup Pede ha condannato Pietro Fontana, 14 anni, un mese e 10 giorni di reclusione; Giovanni Foresta, otto anni, un mese e 10 giorni; Domenico Grano, un anno e quattro mesi; Giuseppe Grano, otto anni e sei mesi; Rosario Piperno, otto anni e due mesi; Giovanni Corrado, un anno, nove mesi e 10 giorni; Oreste Vona, due anni e otto mesi; Antonio Sirianni, un anno, nove mesi e 10 giorni; Costantino Tallarico, un anno e quattro mesi; Francesco Serrao, 16 anni; Salvatore Serrao, 17 anni e sei mesi; Pierluca Pollizzi, sette anni e 4 mesi; Santo Fuoco, sette anni e due mesi; Luigi Mannarino, 14 anni e 4 mesi di reclusione; Antonio Manfreda, sette anni e sei mesi; Francesco Manfreda, otto anni e quattro mesi; Giuseppe Manfreda, sette anni e quattro mesi di reclusione; Vincenzo Mantia, 13 anni e 10 mesi; Fortunato Matarise, sette anni e quattro mesi; Nicola Miletta, sette anni e quattro mesi.

Come già richiesto dall’accusa, il gup ha assolto Gianfranco Catalano e Armando Ferrazzo. Assolti, inoltre, Massimo Urso, Salvatore Pantò e Antonio Cullò. Disposto, inoltre, il non doversi procedere per intervenuta prescrizione, nei confronti di Ernesto Iannone.

Il gup ha inoltre riconosciuto il risarcimento per le parti civili: GSE-Gestori Servizi energetici, Regione Calabria e Forum Associazioni Antiusura.